La signora della Marra di Tina Cacciaglia e Marcella Cardassi

Nel 1283 il principe Carlo d’Angiò, vicario del re, diede il via a un processo che vide quali accusati i più alti notabili della sua corte. Nel giro di una sola stessa notte, in ogni città del regno, da Ravello a Barletta, da Napoli a Palermo scattarono gli arresti…

La signora della Marra

Tina CacciagliaMarcella Cardassi

Storia di un processo in epoca angioina.

Autrici: Tina CacciagliaMarcella Cardassi Pagg.: 334
Genere: Romanzo storico Rilegatura: Brossura con alette
ISBN: 9788897674245 Formato: 14×21
Lingua: Italiano  

 14,90

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Descrizione

La signora della Marra copertina

Nel 1283 il principe Carlo d’Angiò, vicario del re, diede il via a un processo che vide quali accusati i più alti notabili della sua corte.

Questi uomini, responsabili delle finanze del regno, vennero accusati dal sovrano di abuso di potere, di concussione, e di aver gravato sul popolo con una tale massiccia imposizione fiscale d’aver generato il malcontento, la rivolta dei Vespri siciliani e non ultima la discesa in guerra degli Aragonesi. Nel giro di una sola stessa notte, in ogni città del regno, da Ravello a Barletta, da Napoli a Palermo scattarono gli arresti…

Tra gli imputati, anche Ruggero della Marra, membro di uno tra i più potenti casati storici di Ravello, che con la sua famiglia e con gli uomini del casato di sua moglie, Chura Rufolo, gestisce fin dai tempi dell’imperatore Federico II di Svevia le finanze del regno, ricoprendo i più delicati incarichi. Come un fulmine, la macchina accusatoria del re angioino si abbatte sulle vite di Ruggero e dei suoi parenti… e a Chura non restano che pochi giorni per scoprire la verità, cercare di salvare le vite, comprendere le oscure trame del potere che nelle loro spire stanno tentando di strangolare il suo mondo.

Solo poche ore di tempo per prendere in mano la sua vita.

“La storia racconta il susseguirsi degli Eventi; un’analisi fredda e razionale dei moventi politici, animati spesso dalla prevaricazione, dal desiderio di potere, dall’ambizione. Troppo spesso si dimentica la forza più grande, quella in grado di smuovere continenti e di rovesciare re onnipotenti: la disperazione di chi è deciso a salvare se stesso e chi ama da un terribile destino.

Un romanzo di passione e di dolore che segue, all’interno di tetre sale illuminate da torce e giù per ripide scale di pietra che portano all’inferno, i passi e il cuore di una donna determinata a sopravvivere con la propria famiglia a forze immensamente più grandi di lei.
Nella consapevolezza che ormai non c’è quasi più tempo.

Maurizio de Giovanni

Prefazione di Giuseppe Giorgio

A proposito di romanzo storico, ovvero, di un’opera narrativa ambientata in un’epoca passata tesa a far rivivere le atmosfere, i fatti e le condizioni sociali con particolari realistici solo apparentemente legati agli avvenimenti documentati, il lettore può avere a disposizione due possibilità. O quella di trovarsi al cospetto di un semplice libro tendente alla rievocazione d’un preciso accadimento storicamente memorabile con personaggi realmente esistiti infarciti di invenzioni, oppure, quella di stringere gelosamente tra le mani un intrigante lavoro di scrittura, predisposto, attraverso l’analisi del comportamento dei suoi protagonisti felicemente in bilico tra la verità e la finzione, per proiettare chi legge in una dimensione affascinante e coinvolgente. O meglio, in uno spazio incantato, dove presi per mano dagli stessi artefici della vicenda narrata ci si può magicamente aggirare tra quelle stesse ambientazioni costruite dagli autori divenendo parte attiva di eventi e traversie. Ed è proprio questa seconda possibilità  a prendere corpo con La Signora della Marra la stuzzicante “storia di un processo in epoca angioina” che grazie alle autrici Tina Cacciaglia e Marcella Cardassi si materializza fino a trasferire il lettore nei meandri di una narrazione attenta e fascinosa che più si va avanti con le pagine più diventa vera e palpabile. Senza limitare la propria libertà creativa facendola viaggiare di pari passo con la veridicità storica, pur non cadendo nel tranello del trattato di storiografia, le due scrittrici conquistano agevolmente la fiducia dei fruitori della loro opera, i quali, finiscono, addirittura, per il non chiedersi, tanto è il piacere procurato dall’andamento del racconto, dove inizi la realtà e dove finisca la fantasia. Evitando di considerare la storia come un semplice contenitore dove piazzare circostanze di carattere istintivamente moderno e facendo in modo che la psicologia e le azioni dei personaggi si ritrovassero in perfetta sintonia con l’epoca d’appartenenza, le autrici de La Signora della Marra riescono a offrire al lettore uno spaccato reale di vita datato 1283 e al tempo stesso una chiave d’accesso per entrare, senza essere notati, in un mondo fatto di intrighi e passioni così come di castelli e tetre prigioni. Tant’è che catapultati da Ravello a Barletta e da Napoli a Palermo, fatta la conoscenza dei componenti della nobile famiglia di origine normanna detta dei della Marra e identificati i rappresentanti di una delle più potenti famiglie nobili dell’epoca, ossia quella dei Rufolo, una volta assistito alle azioni del principe Carlo d’Angiò che intenta un processo contro i due casati accusati di indebite appropriazioni, si può felicemente familiarizzare con la giovane, Chura, figlia di Matteo Rufolo e moglie di Ruggero della Marra. Una nobile e bella ravellese dagli intimistici e seducenti contorni che superando le convenzionali potenzialità delle donne dell’epoca, generalmente atte o alla maternità e al ricamo o al massimo alla vita monacale, diventa, attraverso una lotta contro il tempo, la vera protagonista di tutta la storia nonché l’unica artefice dell’inaspettato epilogo. Attingendo dalle testimonianze di alcuni storici come Sthamer e Riccardo Filangieri, gli stessi che riuscirono a visionare gli atti del processo conservati presso l’Archivio di Napoli, prima che fossero distrutti da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale, la Cardassi che ha curato l’evoluzione storica del libro e la Cacciaglia che lo ha abbellito e valorizzato con gli elementi di un romanzo avvincente che non disdegna neanche alcuni momenti di avvolgente erotismo, riescono piacevolmente a scandagliare la vita più intima dei personaggi del loro racconto delineando nel contempo, con accattivante stile, i tratti sociali e umani del periodo angioino. Capace di scatenare l’immaginazione di chi si dedica alla sua lettura nel nome delle due potenti famiglie e lasciando anche lo spazio per un istintivo pensiero alla quarta novella della seconda giornata del Decamerone dove il geniale Boccaccio s’inventa quale protagonista un Landolfo Rufolo, ricco commerciante di Ravello, che potrebbe pure essere identificato con il nome di Lorenzo come il fratello di Chura, tutto il lavoro offre un ben congegnato succedersi di avvenimenti in grado, tra ambizioni di potere, amori, antichi affetti familiari e personaggi dall’epica vocazione, di liberare la fantasia sulle tracce di una storia ora accademicamente documentabile ora fiabescamente invadente. Un libro, quello delle due seguaci del modello disegnato nell’Ottocento dallo scrittore britannico Walter Scott, da leggere con avidità, fatto di avventure, guerre, condanne a morte, di uomini assetati di potere e di donne ben lontane dall’avvento del femminismo, ma anche un romanzo di ardenti e carnali passioni che incanta il lettore così come facevano i grandi sceneggiati della televisione di Anton Giulio Majano. Lo stesso che, partendo dal romanziere storico Tommaso Grossi e dal suo Marco Viscontiâ e ancora, da Robert Louis Stevenson e dal suo lavoro La freccia nera, seppe regalare agli italiani, attraverso la Rai, quelle medesime emozioni che oggi sembrano abbondare ne La signora della Marra, capace, trasformandosi da testo a macchina del tempo, di trasbordare tutti in un avventuroso passato intriso di verità celate e complotti e ancor più animato da personaggi in grado, al di là dei secoli, di dare libero sfogo a sentimenti eterni e pensieri infiniti.

Giuseppe Giorgio

Napoli, 12 dicembre 2013

Premi letterari:

Premio letterario Città di Cava de’ Tirreni XXXI Edizione (2014) – Targa sezione “Narrativa Edita”

Menzione speciale Premio Italo Calvino 2009 sezione inediti

Tina Cacciaglia

Nata a Napoli, laureata in Sociologia, svolge l’attività di Conciliatrice Professionista, oltre a interessarsi da diversi anni di scrittura ed editoria.

Ha pubblicato diversi articoli per riviste quali L’isola, Il Giornale di Cava, Il Vescovado. Una sua favola è stata letta a Radio Rai Due ed è arrivata finalistaa al concorso Parole in Corsa con un brano pubblicato in antologia.

Ha partecipato a Torino al Perfect Day della Scuola Holden, organizzato da Alessandro Baricco, con un breve brano, pubblicato dal quotidiano Il Denaro e dalla rivista Grazia.

Il romanzo storico La Signora della Marra (Runa Editrice), di cui è una delle due autrici, è stato segnalato dalla giuria del Premio Calvino 2009 come degno di merito.

Sempre nel 2009 ha vinto il primo premio Creatività e scienza città di Salerno con un racconto di fantascienza storica pubblicato in antologia.

Nel concorso nazionale IoScrittore 2011 è risultata vincitrice con un romanzo noir, pubblicato in ebook dal Gruppo Mauri Spagnol nel marzo 2012.

Attualmente vive a Salerno con la sua famiglia e il suo cane.

Tina Cacciaglia
Marcella Cardassi

Marcella Cardassi

Vive e lavora a Napoli. Dopo gli studi in geologia, si è specializzata nelle ricerche tecniche e archivistiche nel campo del restauro architettonico.

Ha partecipato nel 2003 al concorso di sceneggiatura indetto nell’ambito del “Napoli Film Fesival” con un soggetto storico, dal titolo “Le ragioni di Chura”.

Nel 2008 ha seguito la IV edizione napoletana del corso di formazione editoriale Herzog di Roma.

Recensioni e stampa

Indice:

“La signora della Marra: affascinante personaggio riportato in vita da Tina Cacciaglia e Marcella Cardassi” – di Gianpasquale Greco su L’espresso napoletano

La signora della Marra, di Tina Cacciaglia: intervista all’autrice – di Mariantonietta Sorrentino su Post Populi informazione e cultura


La signora della Marra: affascinante personaggio riportato in vita da Tina Cacciaglia e Marcella Cardassi

di Gianpasquale Greco su L’Espresso napoletano

La_signora_della_Marra

Ravello, anno di grazia 1283. Un editto di Carlo II d’Angiò, emanato quasi di soppiatto nel giorno
del Corpus Domini, cambia improvvisamente la vita e lo status di parecchie famiglie patrizie del
Regno di Napoli. Tra queste ci sono i della Marra, assieme ai Rufolo tra le più ricche e potenti di
Ravello, allora espressione massima della classe mercantile del meridione.
Iscritti al seggio napoletano di Capuana, commerciavano in tutto il Mediterraneo e nel vicino Oriente, lungo le rotte degli amalfitani.
Con le loro attività condizionarono il profilo urbanistico e quello economico
dell’intera area. Pare avessero addirittura introdotto la partita doppia.

Impiegati per le loro abilità già da Federico II nella gestione delle casse dello Stato, i della Marra si vedono improvvisamente accusati di concussione e di abuso sulle tasse, di alto tradimento, di esportazione illegale di grano, e  financo di aver provocato indirettamente le sommosse dei Vespri siciliani, l’anno precedente.
In un attimo, da alti amministratori della corona divengono fuorilegge.

Arrestati ed eseguiti già diversi membri, una donna, Chura (o Ciura, come a volte appare nei documenti) spinta dal senso dell’onore e dall’amore per la famiglia, prende in mano la situazione e gioca tutte le sue carte per riuscire a  scagionare i della Marra dalle accuse e riabilitarne nome e funzioni, fino a farsi ricevere dal principe.

Da questa avvincente trama, scritta già tutta dalla Storia (che spesse volte supera ogni
fantasia) è sorta un’idea di Tina Cacciaglia e Marcella Cardassi per un romanzo, La Signora della
Marra.
L’opera raccoglie le vicende del tempo e l’identità di Chura, per tesserne l’ordito di una
narrazione che ha dovuto aggiungere solo il profilo della protagonista ad una fabula già
invitantemente romanzesca.

copertina del libro

E’ storia dei luoghi, delle strade, dei contesti, dell’economia e delle mentalità medievali. E’ storia, come dire, ‘fisica’. Non a caso, lo spunto proviene dalla tesi di specializzazione dell’architetto napoletano Fabrizio Pollastro, dedicata proprio al Palazzo della Marra a Ravello.

Tutto prende corpo lì, in quel maniero pesantemente segnato dai secoli e messo troppo in ombra dalle attrazioni di villa Cimbrone e villa Rufolo, ma ancora assestato nella memoria, e visibile provenendo dalle pedamentine di pietra che collegano Ravello alla costa.

I della Marra, di origine normanna, giunsero nel sud tra XI e XII secolo, stabilendosi tra il beneventano, il barese, e poi, finalmente a Ravello.
Costruirono il palazzo nel corso del XIII sec., vicinissimo al Duomo e alla attuale villa Rufolo.

L’edificio — che è forse il vero pretesto del romanzo — sopravvive solo parzialmente, pur se ha un valore storico equivalente a villa Rufolo (G. Fiengo – S. Carillo, 2007).
Il primo motivo della sua rovina fu nell’ambizione dei committenti, che per prestigio lo fecero costruire di circa 20mt, con uno spessore murario però insufficiente.
Una fonte del XVI sec. lo rivela pesantemente decurtato a causa dei terremoti.

Con l’Unità, la costruzione di una strada ne falciò ulteriormente i resti, dividendolo in due.

Attualmente è sede di esercizi commerciali, ma continua ancora a sprigionare il suo fascino.
Un ‘bello e impossibile’ insomma, che ha attirato l’attenzione delle autrici, fino a divenire regista della finzione letteraria.

Ruderi palazzo della Marra

In due anni di lavoro, di ricerca storica dal linguaggio all’architettura, Tina e Marcella hanno rianimato il cuore fermo di una famiglia, i della Marra, e di una donna, Chura, pregna di quel senso di femminilità del tempo, su cui ha fatto leva per arrivare ad un ruolo che ben poche contemporanee potevano anche solo immaginare di svolgere.

Moglie di Ruggero della Marra, Chura viene dai Rufolo e la sua storia fu notata per primo da Heinrich E. Sthamer, che nel 1937 pubblica il saggio Der Sturz der Familien Rufolo und della Marra nach der Sizilischen Vesper. Lo studioso fece appena in tempo a leggere i documenti napoletani della cancelleria angioina, prima che venissero distrutti dal secondo conflitto mondiale. Nella storia ricostruita da Sthamer, Chura, non raggiunta dall’editto — o non ancora — venne ricevuta a corte nel dicembre del 1283, accompagnata da due familiari.
Come e cosa avvenisse tra le parti in causa è buio. Di fatto, Chura ottenne la salvezza del marito grazie ad un riscatto di seimila once d’oro.
Ottenne anche la liberazione di Risone della Marra, tesoriere del Regno in Castel dell’Ovo, riammesso come devotus noster.
Riuscì infine ad assicurare benefici per altri parenti, dando l’avvio alla riabilitazione dei della Marra, che si riebbero anche economicamente negli anni a venire.

Non furono altrettanto fortunati i Rufolo, nonostante la liberazione di Matteo, il padre di Chura, costata ben sedicimila once d’oro e cioè circa 1.375.000 euro, valevoli all’armamento di ottanta galee.

galeone

Nella versione delle autrici, la narrazione esalta il dettato storico, pur lacunoso, senza mai tradirlo, né imbottendolo di elementi deliberatamente letterari, né piegandolo alla licenza.

La Chura di Tina e Marcella è una donna del suo tempo, formatasi a Ravello nella schiettezza delle esigenze familiari, piuttosto che nelle mollezze di corte.
La sua scaltrezza è data dall’occasione: la disgrazia dell’editto la costringe a far buon viso a cattivo
gioco. Ottiene dunque d’ essere ricevuta dal principe grazie alla mediazione di Donato da Bari
(personaggio fittizio) e tesse uno stratagemma che la ripara dal ricatto di Carlo II, ponendola
addirittura nella posizione di chi dà le carte al gioco.

E’ lontana dall’essere una Giuditta, una Cleopatra o una femme fatale: il suo è un gioco giocato sull’inferiorità del proprio ruolo femminile verso un capolavoro diplomatico puro, senza alcuna declinazione sensuale.
E’ una donna vincolata al dovere; una di quelle che ispireranno il Decamerone di Boccaccio. Il romanzo è uno squisito esercizio storico, ed assieme l’occasione per illuminare luoghi, edifici, nomi e vicende vicine ma rimaste in ombra, e più efficacemente del saggio.

Già menzionato al Premio Italo Calvino del 2009 come inedito, La Signora della Marra è edito da Runa Editrice, 2013.


LA SIGNORA DELLA MARRA, DI TINA CACCIAGLIA: INTERVISTA ALL’AUTRICE

di Mariantonietta Sorrentino – Post Populi informazione e cultura

La signora della Marra, di Tina Cacciaglia: intervista all’autrice del romanzo edito da Runa Editrice

La biografia di un territorio è stata vergata dagli uomini e dalle sue componenti nei secoli e nei millenni. La Costiera amalfitana, per esempio, ha visto una potenza marinara al suo interno, ma anche maremoti e assalti barbareschi, accadimenti che ne hanno costituito il nerbo, ma che rimangono celati agli occhi delle moltitudini di turisti che la visitano.

La Ravello dei Rufolo, oggi sinonimo solo di turismo d’èlite, ha vissuto intensamente tant’è che ne è rimasta traccia finanche nel “Decamerone” di Boccaccio. Ed è questa città ad offrirsi come scenario di un romanzo che sta riscuotendo un meritato successo, “La signora della Marra”, pubblicato da Runa editrice. Nato dalle mani di Tina Cacciaglia, napoletana “doc”, reca un sottotitolo e con sé tracce inconfondibili del romanzo storico: “Storia di un processo di epoca angioina”.

salernomagazine.it

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Ma perché prendersi la briga di scavare in un lontano passato? Cosa significa per i D’Angiò Ravello? Lo abbiamo chiesto alla sua autrice, Tina Cacciaglia, sociologa per storia, ma scrittrice per vocazione.

Innanzitutto, come fa una sociologa come te  a diventare scrittrice?

Tina Cacciaglia: “La domanda dovrebbe essere al contrario: come fa una persona che vorrebbe fare la scrittrice a diventare sociologa. Dopo il diploma, Sociologia era il corso di Laurea che mi interessava di più, perciò lo scelsi. Scrivevo già da tanto ma solo per me, il coraggio di tentare di pubblicare libri è venutO tanti anni dopo. Prima pensavo che fare lo scrittore fosse riservato a pochi eletti baciati dalla sorte dell’essere geniali, tristemente devo dire che non è affatto così”.

Come sei arrivata a raccontare una storia della Ravello angioina?

Tina Cacciglia: “La mia coautrice Marcella Cardassi è un’appassionata di storia e frequentava Ravello fin da bambina, è stata lei a farsi sedurre per prima dalla storia Angioina”

Come ti sei divisa il lavoro con la Cardassi?

Cacciaglia: “Marcella Cardassi ha scovato la prima traccia di questa storia, (due righe che parlavano di una nobile figlia dei Rufolo, sposa di un della Marra che ha un ruolo importante e sconosciuto nel proces so che Carlo d’Angiò muove contro i suoi funzionari) , si è incuriosita, ha fatto profonde ricerche, così ha potuto fare l’ordito del tessuto storico. Su cui, poi io ho fatto intessuto la trama del la narrazione.”

Quali difficoltà avete o hai incontrate?

Cacciaglia: “La difficoltà maggiore è stata l’attenzione estrema al linguaggio, ad esempio non poter utilizzare parole di senso comune come “sedia” a quell’epoca c’erano solo panche e scanni. Parlare del tempo senza usare il concetto di “ora”, l’orologio non era stato inventato. E tanti, tantissimi concetti come quelli che ci vengono dalla psicologia e che noi usiamo normalmente nel parlare: coscienza, senso del sé,  etc…che non potevano essere utilizzati.”

Com’è maturata la tua scrittura? Quale opere hai ancora prodotto?

Caccigalia”: “La signora della Marra” ha richiesto una lunga stesura, un anno solo di ricerche, un altro anno per la scrittura, subito dopo ha partecipato al Premio Calvino, ma da quel momento fino al giorno in cui è stata pubblicata La signora della Marra ha visto continui acconci. Un editing infinito. Mentre succedeva tutto ciò, io ho scritto in contemporanea altri romanzi di cui uno, “Il sussurro di Vico  Pensiero” è stato pubblicato dalla Runa Editrice. Attualmente penso di avere 3 o 4 romanzi finiti nel cassetto e che verranno pubblicati nel tempo. L’ultimo ad aver visto la luce è stato Corte Nera, un’antologia di racconti noir, edita sempre dalla Runa Editrice.”

Cosa ti è rimasto di quell’avventura in un periodo storico alla vigilia dei Vespri Siciliani?

Caciaglia: “Scrivere “La signora della Marra” è stato molto intenso, la figura di Chura Rufolo mi ha sedotto, la Napoli Angioina mi si è presentata agli occhi con tutta la sua splendida bellezza. Indagare il medioevo è stato affascinante, come mi ha appassionato il continuo confronto con Marcella. Nel libro non c’è parola, dato storico, fatto nel romanzo che non sia stato generato da un dibattito accesso e costruttivo tra le due autrici. Un’esperienza ricchissima.”

Quali sono le invenzioni letterarie nel romanzo?

Cacciaglia: “Abbiamo tentato di essere fedeli a ogni singolo fatto e dato storico, ricostruendo con meticolosità ogni particolare. Per motivi di narrazione abbiamo dovuto inventare solo due personaggi, che sebbene partoriti dalla fantasia resta probabile che siano esistiti più o meno simili anche nella realtà, solo che a noi ce ne giunta traccia storica”.

Quali progetti hai per il futuro?

Cacciaglia: Il mio progetto per il futuro è scrivere…lo è stato da sempre lo rimarrà per sempre, credo”.

C’è un periodo storico a te particolarmente caro e perché?

Cacciaglia: “Non ho un periodo storico favorito, la storia mi piace tutta. Anche se mi diverte ambientare le mie storie nella Napoli del seicento… una Napoli spagnola, colorata e putrida, allegra e dannata. Che innalza le splendide cattedrali barocche e seppellisce i suoi morti nelle cave di tufo. Forse è così perché l’età barocca è la mia preferita anche in musica (Bach, Corelli) in arte (Caravaggio, Guercino…)”.

Quali consigli daresti ad un giovane che vuol cimentarsi con la scrittura?

Cacciaglia: “Oggi si può comprare tutto. Con i soldi si comprano editori, giornalisti, recensioni, ect. Io direi a un ragazzo che ha voglia di scrivere di tenersi lontano da tutto questo marcio, di coltivare in purezza il suo sogno. Se ha talento, prima o poi qualcosa accadrà…se non ne ha, è inutile che tenti di comprarsi il successo, sprecherebbe i suoi soldi. Solo i lettori stabiliscono se quello che hai fatto ha un valore…anche se il tuo pubblico fosse piccolo, anche se il tuo pubblico fosse composto da solo dieci persone, purché questa gente sia libera di dirti bravo o di mostrarti il pollice verso, tu avrai conosciuto il senso del tuo valore”.

La signora della Marra copertina aperta
La signora della Marra copertina aperta

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