Harry Potter: il cibo come strumento letterario di Marina Lenti

Il più originale fra gli approcci saggistici potteriani adottati sinora nel panorama editoriale. Il primo saggio che analizza l’accostamento al cibo nel ciclo potteriano, nonostante il fatto che J.K. Rowling gli abbia dato ampio risalto sin dal primo romanzo.

Harry Potter:
il cibo come strumento letterario

Marina Lenti

Il più originale fra gli approcci saggistici potteriani adottati sinora nel panorama editoriale. Il primo saggio che analizza l’accostamento al cibo nel ciclo potteriano, nonostante il fatto che J.K. Rowling gli abbia dato ampio risalto sin dal primo romanzo.

Autrice: Marina Lenti N.pag.: 186
Collana: Fantastico Rilegatura: Brossura con alette
Genere: Saggio potteriano Formato: 14×21
ISBN: 9788897674467 Lingua: Italiano

 12,00

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Descrizione

Chi non si è mai beato dinanzi all’idea di assaggiare i dolci di Mielandia, o un sontuoso banchetto a Hogwarts o, ancora, una cena al desco della famiglia Weasley?
La domanda è ovviamente retorica, ma il motivo per cui le prospettive appena elencate risultano così invitanti è anche frutto, oltre che della naturale golosità umana, di un accurato lavoro di pianificazione nell’uso del cibo da parte di J.K. Rowling.
Ed è proprio questo aspetto che Marina Lenti esamina nel saggio “Harry Potter: il cibo come strumento letterario”.
L’autrice offre anzitutto una cavalcata attraverso le possibili influenze narrative, i personaggi “dietro ai fornelli”, le coreografie dei banchetti e i problemi di traduzione in termini culinari familiari al pubblico italiano. Quindi passa ad analizzare lo sfruttamento del tema nell’industria del divertimento e il ruolo del cibo come propulsore nella trama o come elemento ludico e sociale, per terminare poi con una giocosa parte composta da un breve ricettario, un laboratorio di pasticceria per i bambini e un quiz a risposta multipla.
Grazie alla sua insolita angolazione, “Harry Potter: il cibo come strumento letterario” si presenta dunque come il più originale fra gli approcci saggistici potteriani adottati sinora nel panorama editoriale.

Harry Potter il cibo come strumento letterario copertina

Il fascino che il cibo, in qualità di strumento letterario, esercita sull’autrice di Harry Potter, e quindi direttamente sulla saga, proviene da lontano: ha infatti radici fin nelle letture d’infanzia.
A differenza dei suoi autori di riferimento però, J.K.Rowling è riuscita a utilizzare il cibo in maniera molto più ampia e sfaccettata, facendogli assumere di volta in volta un ruolo determinante per spingere innanzi la storia, per colorarla di sfumature ludiche, per evidenziarne i risvolti familiari e sociali.
La sua rilevanza è talmente determinante che neppure la magia riesce a comandarlo: non può infatti generarlo dal nulla, ma solamente variarlo nella quantità rispetto a un ammontare preesistente.
E se pensiamo che, fra le altre limitazioni al potere magico, rientrano forze come il vero amore e il dono della vita, possiamo subito comprendere quale posto d’onore J.K. Rowling abbia inteso riservare, all’interno della propria splendida creazione, a ciò che è responsabile del nostro nutrimento, del nostro sviluppo e del nostro sostentamento.

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Harry Potter il cibo come strumento letterario di Marina Lenti ebook introduzione

Cara lettrice, caro lettore,

scarica pure questo libriccino, che servirà non solo a raccontarti in dettaglio l’Opera dal titolo Harry Potter il cibo come strumento letterario per darti modo di capire se l’intero saggio possa essere una lettura di tuo interesse, ma ti svelerà anche, nel frattempo, alcune curiosità che probabilmente non sapevi, anche se fai parte della schiera dei potteriani accaniti.

Non ci credi? Allora seguici in queste pagine, siamo sicuri che non resterai delusa/o 😉

Attenzione però: il saggio che andiamo a raccontarti non è indirizzato solo al fan potteriano perché, specialmente nel fantasy, il cibo è comunque un elemento di vitale importanza e se continuerai a leggere ne scoprirai il motivo.

Ma lasciamo la parola direttamente all’autrice, che sulla scia della più celebre formula inaugurale di ogni storia, “c’era una volta”, ti guiderà in questo mondo magico.

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Cara lettrice, caro lettore,
grazie per aver scaricato questo libriccino, che servirà non solo a raccontarti in dettaglio l’Opera dal titolo Harry Potter – il cibo come strumento letterario per darti modo di capire se l’intero saggio possa essere una lettura di tuo interesse, ma ti svelerà anche, nel frattempo, alcune curiosità che probabilmente non sapevi, anche se fai parte della schiera dei potteriani accaniti.
Non ci credi? Allora seguici in queste pagine, siamo sicuri che non resterai delusa/o 😉
Attenzione però: il saggio che andiamo a raccontarti non è indirizzato solo al fan potterian, perché, specialmente nel fantasy, il cibo è comunque un elemento di vitale importanza e se continuerai a leggere ne scoprirai il motivo.
Ma lasciamo la parola direttamente all’autrice, che sulla scia della più celebre formula inaugurale di ogni storia, “c’era una volta”, ti guiderà in questo mondo magico.
Runa Editrice


Perché un saggio su questo argomento?

I saggi, le guide e i manuali in lingua italiana su Harry Potter sono ormai una quarantina e, sebbene tale numero sia di gran lunga inferiore rispetto all’analoga produzione in lingua inglese, ciò assicura comunque una piacevole varietà di chiavi di lettura su questa saga magica.
Tuttavia, prima della pubblicazione di questo volumetto, non esisteva ancora, né in Italia né all’estero, un saggio che analizzasse l’approccio al cibo nel ciclo potteriano, nonostante il fatto che J.K. Rowling gli abbia dato ampio risalto sin dal primo romanzo.
In realtà, la funzione del cibo nella narrativa è argomento poco analizzato in generale, ma visto che nel fantasy il cibo è uno degli elementi utili a caratterizzare l’ambientazione, questa mancanza è ancora più sorprendente.
E attesa la mancanza di analisi al riguardo, sulla scia di questa esperienza, ho voluto ripetere l’esperimento con un successivo saggio breve dedicato allo Hobbit (potete trovare i riferimenti nella bibliografia riportata in fondo a questo estratto) e me ne sono occupata ancora, stavolta sul mio sito (www.marinalenti.com), analizzando la nuova fiaba rowlinghiana The Ickabog. Ritrovando puntualmente stilemi ed espedienti narrativi che non sono affatto casuali, bensì frutto di meticolosa pianificazione.

Il metodo

Alternando parti prettamente analitiche (come la disamina delle influenze letterarie, la resa italiana dei termini gastronomici inglesi e lo scandire dei momenti conviviali all’interno della trama globale), ad altre più ludiche (un piccolo quiz gastronomico, un breve ricettario e una sezione dedicata alla cucina per bambini, tutti ovviamente attinenti al mondo potteriano), il cibo, nella sua qualità di strumento letterario, viene esplorato in questo saggio nei suoi molteplici e variegati aspetti, ricordandoci quanto esso sia un elemento essenziale e determinante per l’umana sussistenza.
Talmente essenziale e determinante che neppure la magia riesce a comandarlo: come ci informa infatti Hermione Granger ne ‘I Doni della Morte‘, il cibo rappresenta una delle cinque eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, in quanto non può essere generato dal nulla, ma solamente variato nella quantità rispetto a un determinato ammontare preesistente.
E se pensiamo che, fra le suddette eccezioni, rientrano forze come l’amore e il dono della vita (che, analogamente, non possono essere ingenerate con la magia), possiamo subito comprendere quale posto d’onore J.K. Rowling abbia inteso riservare, all’interno della propria splendida creazione, a ciò che è responsabile del nostro nutrimento, del nostro sviluppo e del nostro sostentamento.

Capitolo 1

Le influenze gastronomico-letterarie di J.K. Rowling

Fra ricordi e letture di infanzia, è interessante esaminare la rassegna delle influenze personali e letterarie dell’autrice con riguardo ai particolari gastronomici, poiché ci si rende conto di quanto le letture formative possano fornire un imprinting per un autore.
E se, per esempio, la stessa Rowling ha ammesso di aver voluto descrivere in dettaglio ciò che viene consumato dai propri protagonisti, perché ella ricorda quanto questa minuzia fosse soddisfacente per lei quando, da bambina, si godeva il suo libro preferito, Il Cavallino Bianco di Elizabeth Goudge, d’altro canto influenze inconsce come La Fabbrica di Cioccolato di Roald Dahl emergono con forza non appena si confrontano, ad esempio, le descrizioni dei suoi dolci con quelli di Mielandia.
In questo capitolo rintracceremo passo passo, al pari di Pollicino che percorre a ritroso la strada dal bosco a casa, questi sassolini-guida disseminati da J.K. Rowling, sia a livello inconscio che conscio, nella saga.

Ecco un sassolino tratto dal primo capitolo:
[…]
Come tutte le ragazzine della sua generazione, anche la Rowling è stata poi catturata dal famosissimo ‘Piccole Donne’ di Louisa May Alcott. Nel volume, pubblicato nel 1868, la scrittrice statunitense descrive la vita delle quattro ragazze March ai tempi della Guerra di Secessione. In esso, la Alcott ha romanzato parte della sua stessa vita, collocata proprio a cavallo di quel conflitto bellico, assieme alle sue tre sorelle e ha trasfuso la propria personalità e le proprie attitudini nella figura di Josephine March, secondogenita della famiglia esattamente come lo era lei.
Ed è proprio grazie alla caratterizzazione di Jo che il libro ha fatto breccia nel cuore della giovane Rowling, vista la profonda identificazione cui tale personaggio si presta. In proposito, nel 2012 ella ha dichiarato infatti al New York Times:
“La mia eroina letteraria preferita è Jo March. È dura enfatizzare ciò che ella ha significato per una ragazzina insignificante chiamata Jo, che aveva un carattere irascibile e una bruciante ambizione di diventare una scrittrice”.
[…]

Capitolo 2
Imbandire è un’arte, sulla pagina e sullo schermo

L’aspetto coreografico dei banchetti nella serie e le relative curiosità cinematografiche ‘dietro le quinte’ sono elementi preziosi da non sottovalutare.
Sotto il primo profilo, contribuiscono a fornire quell’idea di opulenza tipica del Paese della Cuccagna, cioè di quell’Altrove magico carico di promesse, incluse quelle che coinvolgono il senso del gusto.
Dall’altra parte, questo realismo implica tutta una serie di accorgimenti tecnici per evitare che il cibo vada a male sotto il calore delle potenti luci di scena e a causa delle molte ore di esposizione all’aria (come hanno scoperto a spese del proprio olfatto attori e crew durante i primi giorni di riprese del banchetto di smistamento della Pietra Filosofale!).

In questo capitolo esploreremo questi ‘segreti’, eccone un piccolo assaggio:
[…]
Oltre a elencare minuziosamente la lista dei cibi serviti durante i pasti, la Rowling pone spesso attenzione, come si è accennato nel precedente capitolo, anche all’ambientazione che circonda i commensali: si tratta di un accorgimento narrativo che esalta l’atmosfera fiabesca della situazione.
Così, quando Harry mette piede per la prima volta nella Sala Grande, l’autrice ce ne fa una dettagliata descrizione, di cui colpisce soprattutto l’uso della luce come ‘strumento di arredo’: migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli apparecchiati con piatti e calici d’oro scintillanti, un soffitto di velluto nero trapunto di stelle e fantasmi che punteggiano la sala come lumi argentati. Addirittura, grazie al riverbero delle candele, persino i volti degli altri studenti appaiono come “tante pallide lanterne”.
Con una siffatta cornice, naturalmente non ci si può aspettare un banchetto men che principesco e infatti sulle tavole compaiono roast beef, pollo arrosto, braciole di maiale e di agnello, salsicce, bacon e bistecche, patate lesse, patate al forno, patatine fritte, Yorkshire pudding, piselli, carote, ragù, salsa ketchup, dolci alla menta, torte di mele, pasticcini al miele, bignè al cioccolato, ciambelle alla marmellata, zuppa inglese, fragole, gelatina e dolci di riso.
Anche la trasposizione cinematografica dell’episodio ricalca fedelmente il libro.
Lo scenografo della serie è Stuart Craig, che all’epoca dell’ingaggio era già famoso per aver ottenuto tre premi Oscar e per aver lavorato in pellicole notissime come ‘The Elephant Man’, ‘Gandhi’, ‘Mission’, ‘Le relazioni pericolose’, ‘Notting Hill’ e ‘Il paziente inglese’.
[…]

Capitolo 3 – Indovina chi cucina la cena?

Dagli elfi di Hogwarts alla signora Weasley, passando per Petunia Dursley e Fleur Delacour, la saga è ricca di figure “ai fornelli”.
Di nuovo, le letture d’infanzia della Rowling sono rinvenibili negli elfi domestici, mentre per quanto riguarda i personaggi femminili umani appena citati, osservando il modo in cui esse dispensano il cibo è possibile capire molto del loro carattere e anche della loro funzione in relazione alla figura protagonista di Harry.
Interessanti specialmente le due figure di madri surrogate, zia Petunia e la signora Weasley, che alla distribuzione del cibo verso l’orfano sopravvissuto hanno due approcci radicalmente differenti, entrambi spiegabili con le loro dinamiche psicologiche. La prima è la classica nutrice, così come una figura materna – e la signora Weasley è l’epitome della madre premurosa e amorevole – dovrebbe essere.
Nel caso di Petunia, affamare Harry è un gesto che rivela la sua profonda invidia per il destino cui è votato e quindi un desiderio inconscio di impedire che il ragazzino giunga a quella pubertà che gli dischiuderà gli orizzonti di Hogwarts che, come sappiamo, a sua zia vennero negati.
In questo capitolo vedremo da vicino queste influenze e queste dinamiche.

Dal terzo capitolo:
[…]
Cominciamo allora a esaminare proprio queste figure, gli elfi domestici.
È una razza magica di cui veniamo a conoscenza nel secondo romanzo, quando l’elfo Dobby compare a Privet Drive per supplicare Harry di non tornare a Hogwarts, dove correrebbe pericolo di vita. In quell’occasione, la Rowling ci informa che l’esserino è caratterizzato da una vocetta acuta, un naso lungo e sottile, “due enormi orecchie da pipistrello e due occhi verdi e sporgenti grandi come palle da tennis”.
Oltre a Dobby, nel corso della serie impareremo a conoscere, in mezzo alla massa indistinta degli elfi domestici impiegati dai maghi, altri tre personaggi: Winky, (l’elfa di casa Crouch), Kreacher (l’elfo di casa Black) e, infine, Hokey (l’elfa di casa Smith).
La descrizione che, attraverso le pagine dei suoi romanzi, la Rowling ci fornisce a proposito delle abitudini di questa popolazione magica ricalca piuttosto fedelmente la figura di un particolare tipo di creatura del folklore inglese: si tratta dei brownie, sorta di folletti che danno una mano a svolgere i compiti quotidiani in una casa in cambio di piccoli doni commestibili. In particolare sono ghiotti di porridge, di crema e di miele
[…]

Capitolo 4
L’uso del cibo nella trama di Harry Potter

Abbiamo visto nel capitolo 2 come il fascino che, in qualità di strumento letterario, il cibo esercita sulla Rowling (e quindi direttamente sulla saga) provenga da lontano, avendo radici fin nelle letture d’infanzia.
A differenza dei suoi autori di riferimento però, J.K.Rowling è riuscita a utilizzare il cibo in maniera molto più ampia e sfaccettata, facendogli assumere di volta in volta un ruolo determinante.
Dal cioccolato come rimedio dopo un incontro ravvicinato coi Dissennatori, passando per i dolcetti magici dei Tiri Vispi Weasley, per finire coi cioccalderoni di Romilda Vane, stregati dal filtro d’amore e destinati a Harry Potter ma assaggiati per sbaglio dall’amico Ron Weasley, il cibo ha spesso un compito essenziale per spingere innanzi la storia, per colorarla di sfumature ludiche, per evidenziarne i risvolti sociali.
Non è per caso che molti colpi di scena avvengono nel bel mezzo dei banchetti scolastici e in questo capitolo esamineremo gli episodi in cui cibi e convivi assumono un particolare significato.

Dal quarto capitolo:
[…]
Il cibo è anche una delle componenti essenziali che contribuiscono a definire il concetto di ‘casa’ sotto il profilo psicologico. A Hogwarts gli arrivi, le partenze e le ricorrenze sono momenti solenni che sottolineano il senso di appartenenza a una specifica comunità, ma anche i normali pranzi di ogni giorno sviluppano un senso di piacevole familiarità, scandendo i ritmi delle lezioni e dello svago.
Al castello, in cui Harry ha trovato finalmente un rifugio fisico e una dimensione affettiva, egli è conseguentemente nutrito in abbondanza e non salta mai pasti, al contrario di quanto avviene a Privet Drive.
La stessa Rowling evidenzia subito, fin dal primo banchetto, questo importante ‘cambio di marcia’:
“Non aveva mai visto tante cose buone tutte insieme su un solo tavolo […]. Non si poteva dire che i Dursley lo lasciassero
morire di fame, ma di certo non gli veniva mai permesso di mangiare a sazietà. Dudley prendeva sempre tutto quello
che gli faceva gola, anche a costo di sentirsi male”
.
[…]

Capitolo 5
I problemi di traduzione gastronomica

La resa semantica e la traduzione in termini più familiari al pubblico italiano: una forzatura o un’esigenza?
La risposta ha ancora più rilevanza quando si tratta di letteratura destinata a fasce di età che potrebbero non essere in grado di capire contesti troppo distanti da quella cui esse appartengono.
Tuttavia, data la naturale curiosità dei bambini, unita al fatto che, in un mondo come quello attuale, le informazioni viaggiano ormai sempre più ricche e veloci, ha ancora senso – se mai l’ha avuto – cercare di semplificare la lettura addomesticando i dettagli troppo alieni o, peggio, eliminandoli addirittura?
Se la lettura è anche un mezzo per esplorare il nuovo, perché allora non incoraggiare i piccoli ad allargare i propri orizzonti, esponendoli all’alterità e alla diversità?
Il modo con cui i diversi traduttori e traduttrici hanno affrontato la saga ha preso spesso strade controverse. Alla prima versione hanno lavorato, in vari momenti distinti, ben quattro traduttrici:
Marina Astrologo, Beatrice Masini, Serena Daniele e Angela Ragusa. Alla seconda si è addirittura succeduto un intero team capitanato da Stefano Bartezzaghi.
Questi cambi non sono stati scevri di conseguenze nemmeno nella scelta delle terminologie gastronomiche e in questo capitolo esamineremo se le scelte sono sempre state felici e se è stata rispettata una certa continuità di scelte o meno nonostante i passaggi di mano.

Eccone una primizia dal quinto capitolo:
[…]
Per quanto riguarda il cibo, le libertà traduttive dell’Astrologo si scorgono fin da quando, in ‘Harry Potter e la Pietra Filosofale’, facciamo la prima conoscenza con le prelibatezze magiche, e cioè quando Harry si trova sul treno che lo sta conducendo alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. All’ora di pranzo, infatti, una strega è solita passare col carrello dei rinfreschi ma, anziché vendere barrette di Mars o analoghi dolci babbani, ella dispone di ben altra mercanzia. Leggiamo infatti che:
“La signora […] aveva gelatine Tuttigusti+1, gomme bolle bollenti, Cioccorane, Zuccotti di zucca, polentine, bacchette
magiche alla liquerizia e un’infinità di altre cose che Harry non aveva mai visto in vita sua”
.
Mentre le bacchette di liquerizia sono una traduzione letterale e le Cioccorane sono una variante, ottenuta per crasi, che rende simpaticamente più esotici gli originari termini ‘Chocolate Frogs’ (letteralmente:
rane di cioccolato), pur conservandone appieno senso e semantica, le altre quattro delizie descritte sono tutte ‘in sofferenza’.
Nell’originale inglese le gelatine aromatizzate si chiamano “Bertie Bott’s Every Flavour Beans”. Nella versione italiana ci si sbarazza subito del loro inventore Bertie Bott (benché non appaia un nome così difficile da memorizzare per un bambino), mentre viene tradotto solo ciò che resta della locuzione, ossia:

  • bean”, che letteralmente significa “fagiolo” o “chicco” e può ben essere l’abbreviazione di “jelly bean”, termine indicante appunto una “caramella gommosa” o una “gelatina” e
  • “every flavour”, di cui “tutti i gusti” è la corretta traduzione.
    Ma che dire dell’interpolazione rappresentata dal “+1”? Quando Ron Weasley descrive al neofita Harry la ragione che determina il nome delle caramelle in questione (“Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti”) il lettore ha già tutte le spiegazioni che gli servono, talché quell’aggiunta “+1” risulta pleonastica e fuori luogo (se sono presenti tutti i gusti, non ce ne può essere uno che resti escluso e che possa essere successivamente ‘addizionato a parte’, per così dire).
    […]

Capitolo 6
I cibi di Harry Potter: dalla finzione alla realtà

L’industria dolciaria e dell’intrattenimento ha attinto a piene mani dalle enormi potenzialità gastronomiche della serie, dapprima mettendo in commercio la pasticceria di Hogsmeade e, più tardi, con la creazione del parco Wizarding World a Orlando, con la creazione di veri e propri menu a tema.
La Rowling ha adottato un approccio molto cauto alla commercializzazione gastronomica del brand di Harry Potter, conscia della sua influenza sui più giovani e quindi alla responsabilità che ciò comporta nei riguardi della loro salute. È stata quindi molto attenta a scegliere i partner pubblicitari, scartando ad esempio i fast food che avrebbero volentieri legato i propri menu alle action figures della serie.
In questo capitolo esamineremo inoltre come è organizzato il percorso gastronomico di Orlando.

Intanto una rinfrescante anticipazione, come può essere una buona birra ‘bollente’:
[…]
A partire dall’inverno 2014 è stata commercializzata anche la versione ‘burrobirra bollente’, proprio come viene descritta nei romanzi.
Il cuoco Steven Jayson e la sua squadra hanno impiegato un paio d’anni per mettere a punto la segretissima ricetta di questa ‘magica’ bevanda. Fu infatti nel luglio 2008 che Jayson si recò a Edimburgo a effettuare un tour dei vari angoli della capitale scozzese che avevano ispirato la scrittrice durante la stesura dei primi romanzi e per incontrarla e porle delle domande sulle caratteristiche che avrebbe dovuto avere tale delizioso ‘intruglio’. Entrambi erano consapevoli che, dovendo essere una bibita alla portata di tutte le età, non dovesse contenere né alcool né, a dispetto del suo nome, burro, visto che molte persone sono allergiche ai prodotti caseari. Dal canto suo, la Rowling richiese anche, specificamente, che fosse utilizzato zucchero anziché sciroppo di mais, utilizzato spesso in America, ma non propriamente salutare: ha infatti la caratteristica di essere sei volte più dolce del primo e per questo, oltre che per il suo costo esiguo, è un ingrediente molto appetibile per l’industria del fast food e delle bevande gasate, ma il risvolto
della medaglia è rappresentato dal fatto di essere potenzialmente foriero di diabete, obesità, malattie epatiche e, addirittura, danni cerebrali. Anche questa richiesta della scrittrice, dunque, si inserisce perfettamente in quella scrupolosa ottica di difesa del brand che abbiamo già visto in precedenza.
[…]

Capitolo 7
Il calderone magico: breve ricettario a uso babbano

In conclusione di tutta questa dissertazione non vi è venuta fame?
Ebbene, allora dalla tavola di Hogwarts e da quella della Tana, in coda a questo libro c’è una manciata di ricette ‘magiche’ da portare anche sulle nostre tavole babbane.
Eccone due assaggi, uno dolce e uno salato:

Gateau al cioccolato

Nella versione italiana (‘Calice di Fuoco’, pag. 160), viene semplificato con la dicitura “dolce al cioccolato”, ma in quella originale inglese si tratta di vero e proprio gateau.

Ingredienti:
2 dischi di Pan di Spagna
230 gr. di cioccolato fondente
70 gr. di zucchero
2 tuorli
3 dl. di panna montata
30 ml. di acqua
2 cucchiai di marmellata di albicocca

Procedimento:
In una casseruola sciogliere il cioccolato a bagnomaria e lasciarlo intiepidire.
In una terrina sbattere le uova con l’acqua e amalgamarle al cioccolato fuso.
Rimettere sul fuoco e cuocere a fuoco bassissimo per circa un minuto. Unire lo zucchero e, quando l’impasto sarà di nuovo tiepido, la panna montata.
Coprire e riporre in frigorifero.
Diluire i due cucchiai di marmellata con un pochino d’acqua e spennellare con questo composto una faccia del primo disco di Pan di Spagna. Quindi ricoprire con la crema al cioccolato. Spennellare di marmellata il secondo disco di Pan di Spagna, questa volta da ambedue le facce, sistemarlo sopra lo strato di crema al cioccolato, quindi versare altra crema sopra l’ultima faccia di pasta rimasta e sui bordi dell’intero dolce.
Decorare questi ultimi con granella di nocciola, mentre la sommità del dolce andrà spolverizzata con cioccolato grattugiato e zucchero a velo.

Cornish Pastry

Citati a pag. 527 de ‘Il Calice di Fuoco’. I tipi di farcitura ideati nel corso dei secoli non si contano, ma la ricetta classica è la seguente:

Ingredienti per la pasta:
1 tazza e . di farina
50 gr. di burro
mezza tazza d’acqua
sale
Ingredienti per la farcitura:
100 gr. di carne
1 cipolla
2 patate
mezza rapa
sale e pepe

Procedimento:
In una terrina mescolare bene la farina, il sale e il burro, aiutandosi man mano con l’acqua, senza che la consistenza diventi appiccicosa.
Infarinare un piano e ridurre la pasta all’altezza di un centimetro e mezzo. Tagliarla in dischi larghi una dozzina di centimetri.
In un’altra terrina mescolare la carne tritata finemente con le verdure tagliate a cubetti o a filetti.
Aggiungere sale e pepe.
Mettere su ciascun disco una bella cucchiaiata di ripieno e, avendo cura che questo non fuoriesca, ripiegare la pasta a meta come se fosse un raviolo, facendo aderire bene i bordi con l’aiuto di una forchetta.
Mettere i fagottini cosi ottenuti su una placca da forno imburrata e infarinata e spennellarli con un po’ di latte. Cuocere per una mezz’ora, finché non diventano dorati e croccanti.

Capitolo 8
Ricette per piccoli maghi

Quando traffichiamo in cucina, i più piccoli sono sempre desiderosi di dare una mano per poter pasticciare un po’ con gli ingredienti e gli impasti. Perché allora non convogliare questa loro creatività nella realizzazione di semplici ricette-gioco da realizzare con loro, senza i rischi che possono comportare le ricette più complicate?
Il piccolo menu di questo capitolo è stato pensato proprio per tale scopo, in quanto non richiede cotture o abilità complicate.

Eccone un assaggio:

Topolini incantati

I topi, così come i gatti e i gufi, sono animali che tradizionalmente vengono annoverati tra i famigli che accompagnano le streghe.
Naturalmente, quando c’è di mezzo la magia, non si sa mai cosa può capitare e così si finisce per scoprire che il topo più famoso della saga potteriana è in realtà un uomo, l’Animagus Peter Minus, trasformatosi in mustelide per salvarsi la vita.
Niente paura però! I topolini proposti in questa ricetta, una volta mangiati, si trasformeranno solamente in salutari calorie.

Ingredienti:
1 pera per ciascun commensale
1 scatola di bastoncini Mikado o Togo
gocce di cioccolato (o una tavoletta)
2 mandorle per ogni pera

Procedimento:
Tagliare le pere a metà e infilare un bastoncino di Mikado in cima all’estremità più larga del frutto, in modo da simulare una coda sollevata.
Inumidire leggermente d’acqua le gocce di cioccolato e posizionarne due sull’estremità più stretta della pera, in modo da simulare gli occhi del topino. Posizionarne un terzo un poco più in basso, cosi da simulare il naso sulla sommità del muso. Se, al posto delle gocce, si vuole usare un pezzo di tavoletta di cioccolato (da sciogliersi previamente a bagnomaria), tracciare tre grossi puntini aiutandosi con uno stuzzicadenti.
Infilare due mandorle nella pera, poco sopra gli occhi di cioccolato, in modo da ottenere le orecchie dell’animale.
Buon appetito!

Capitolo 9
Quante ne sai? Il quiz del babbano goloso

Piccolo quiz gastronomico sulla serie.
Dieci domande a risposta multipla fra cui scegliere la soluzione esatta e con relativa spiegazione dettagliata fornita dopo la soluzione.
Iniziate a cimentarvi con queste due

DOMANDA 1
La collocazione delle cucine di Hogwarts
A. È casuale
B. Risponde a un criterio preciso
C. Risponde a due criteri precisi
D. Risponde a tre criteri precisi

DOMANDA 2
Nel capitolo 2 di questo saggio abbiamo visto la ricchezza di cibi che viene offerta a ogni pasto a Hogwarts e come questa sia stata fedelmente tradotta in immagini in quasi tutti i film tratti dalla saga. Ciò è in stridente contrasto, nella realtà, con il vissuto di uno degli attori del cast, che in passato ha sperimentato il dramma del rifiuto del cibo fino al ricovero in un centro per l’anoressia.
Di chi si tratta?

A. Emma Watson (Hermione Granger)
B. Dan Radcliffe (Harry Potter)
C. Evanna Lynch (Luna Lovegood)
D. Katie Leung (Cho Chang)

Soluzioni

La risposta esatta alla domanda 1 è D.
Ci sono almeno tre elementi che legano il cibo a questa Casa. Anzitutto, la prima a occuparsi della cucina al castello fu Tosca Tassorosso che assunse un buon numero di Elfi Domestici e mise a disposizione della scuola le proprie doti culinarie. Ancora oggi molte delle ricette seguite a Hogwarts sono sue.
Come probabile conseguenza, le cucine del castello si trovano proprio nei sotterranei vicino alla casa di Tassorosso. L’ingresso è celato da un grande dipinto raffigurante un piatto di frutta e, per far aprire la porta bisogna fare il solletico alla pera.
Infine, non va dimenticato che il fantasma di Tassorosso è il Frate Grasso, il cui aspetto corpulento induce a pensare che, in vita, egli fosse un gran buongustaio. È stato addirittura ipotizzato che il suo nome sia dettato dal gioco di parole tra “fat friar” (frate grasso, appunto) e “fat fryer”, ossia il nome inglese della friggitrice a immersione.

La risposta esatta alla domanda 2 è C.
Nel 2003 J.K. Rowling iniziò a ricevere lettere da una fan undicenne che si trovava in ospedale per curare l’anoressia e che le confessò di ambire a entrare nel cast dei film di Harry Potter. La scrittrice divenne per lei una specie di confidente che la incoraggiava a non soccombere alla malattia, tentando di farle capire che quest’ultima è una modalità distruttiva e non creativa di affrontare la vita e che il suo sogno cinematografico avrebbe potuto essere perseguito solo grazie a una completa remissione dalla malattia.
Tre anni dopo, Evanna sbaraglierà ben 15.000 candidate al ruolo di Luna Lovegood, coronando così la sua ambizione potteriana.

Quarta di copertina

Il fascino che il cibo, in qualità di strumento letterario, esercita sull’autrice di Harry Potter, e quindi direttamente
sulla saga, proviene da lontano: ha infatti radici fin nelle letture d’infanzia.
A differenza dei suoi autori di riferimento però, J.K.Rowling è riuscita a utilizzare il cibo in maniera molto più ampia e sfaccettata, facendogli assumere di volta in volta un ruolo determinante per spingere innanzi la storia, per colorarla di sfumature ludiche, per evidenziarne i risvolti familiari e sociali.
La sua rilevanza è talmente determinante che neppure la magia riesce a comandarlo: non può infatti generarlo dal nulla, ma solamente variarlo nella quantità rispetto a un ammontare preesistente.
E se pensiamo che, fra le altre limitazioni al potere magico, rientrano forze come il vero amore e il dono della vita, possiamo subito comprendere quale posto d’onore J.K. Rowling abbia inteso riservare, all’interno della propria splendida creazione, a ciò che è responsabile del nostro nutrimento, del nostro sviluppo e del nostro sostentamento.

Altri volumi di Marina Lenti

L’incantesimo Harry Potter – Delos Books (2006, 2007- 2010, 2012)
Pubblicato in due edizioni cartacee (di cui la seconda aggiornata) e in due edizioni in ebook (la seconda, ulteriormente aggiornata con un capitolo aggiuntivo); il volume ha vinto il Premio Italia 2007 come miglior saggio sul Fantastico. È prevista una quinta edizione aggiornata per il 2021, che sarà pubblicata da Runa editrice.

Harry Potter a test – Runa editrice (2019)
Manuale ludico ricco di curiosità e retroscena sulla saga con oltre 250 domande e risposte presentate in un formato a scelta multipla, per mettersi alla prova o per sfidare i propri amici. Il lettore potrà scegliere una fra le quattro risposte proposte e verificare la risposta esatta molto dettagliata sul retro della pagina. Con una decina di giochi di enigmistica a tema per divertimento e istruzione. Con un “test psicologico” finale, il lettore scoprirà con quale casa di Hogwarts potrebbe essere più compatibile.

Potterologia – Camelozampa editrice (2011, 2016)
Antologia saggistica multiautore a scopo benefico con un saggio breve sulla fiaba della Fonte della Buona Sorte, tratta da Le Fiabe di Beda il bardo. I proventi sono devoluti all’onlus Theodora, che si occupa di formare i clown volontari nelle corsie pediatriche.
L’antologia è stata ristampata nel 2016 in versione aggiornata e con un saggio aggiuntivo.

Code di Stampa – La Gru editrice (2011)
Antologia di racconti multiautore a tema animalista e scopo benefico. Qui Marina Lenti firma un racconto intitolato ‘Coraggiosa‘. I proventi sono devoluti all’onlus Save the dogs and the other animals, associazione italiana fondata da Sara Turetta operante in Romania.

La Metafisica di Harry Potter – Camelozampa editrice (2012)
Saggio sul materiale ‘soprannaturale’ della saga, alla luce delle le sue matrici storiche,antropologiche, folkloristiche, mitologiche, alchemiche, metafisiche e magiche. Finalista per l’edizione 2013 del Premio Italia.

J.K. Rowling, l’incantatrice di 450 milioni di lettori – Ares editrice (2016)
Una biografia saggistica, l’unica scritta in Italia, che esplora la vita di J.K. Rowling e l’influenza che le sue esperienze hanno avuto sulla sua ineguagliata Opera Prima, Harry Potter. Saggio tradotto e pubblicato in Russia e Medio Oriente.

Il Fantastico nella letteratura per ragazzi: luci e ombre di 10 serie di successo – Runa editrice (2016)
Antologia saggistica multiautore dedicata a 10 saghe di genere fantastico rivolte ai ragazzi. Qui Marina Lenti firma un saggio breve sulla saga dell’Ultimo Elfo di Silvana De Mari.

Hobbitologia – Camelozampa editrice (2016)
Antologia saggistica multiautore dedicata a Lo Hobbit di J. R.R. Tolkien, Qui Marina Lenti firma un saggio breve intitolato ‘La presenza del cibo ne Lo Hobbit‘.

L’Ombra del Cattivo: l’antagonista nel fantasy – Centoautotri edizioni (2020)
Antologia saggistica multiautore in pubblicazione nell’autunno 2020 che esamina 10 figure di antagonisti da manuale da altrettante saghe fantasy. Qui Marina Lenti firma un saggio breve sulle Cronache di Spiderwick di Holly Black e Tony Terlizzi intilato ‘Mulgartah, il parente povero della genia orchesca‘.

I saggi, le guide e i manuali in lingua italiana su Harry Potter sono ormai una quarantina e, sebbene tale numero sia di gran lunga inferiore rispetto all’analoga produzione in lingua inglese, ciò assicura comunque una piacevole varietà di chiavi di lettura su questa saga magica.
Tuttavia non esisteva ancora, prima della pubblicazione di questo volumetto, un saggio che analizzasse l’approccio al cibo nel ciclo potteriano, nonostante il fatto che J.K. Rowling gli abbia dato ampio risalto sin dal primo romanzo.
Alternando parti prettamente analitiche (come la disamina delle influenze letterarie, la resa italiana dei termini gastronomici inglesi e lo scandire dei momenti conviviali all’interno della trama globale), ad altre più ludiche (un piccolo quiz, un breve ricettario e una sezione dedicata alla cucina per bambini), il cibo come strumento letterario viene esplorato in questa sede nei sui molteplici e variegati aspetti, ricordandoci quanto esso sia un elemento essenziale e determinante per l’umana sussistenza.
Talmente essenziale e determinante che neppure la magia riesce a comandarlo: come ci informa infatti Hermione Granger ne “I Doni della Morte”, il cibo rappresenta una delle cinque eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, in quanto non può essere generato dal nulla, ma solamente variato nella quantità rispetto a un determinato ammontare preesistente.
E se pensiamo che, fra le suddette eccezioni, rientrano forze come l’amore e il dono della vita (che, analogamente, non possono essere ingenerate con la magia), possiamo subito comprendere quale posto d’onore J.K. Rowling abbia inteso riservare, all’interno della propria splendida creazione, a ciò che è responsabile del nostro nutrimento, del nostro sviluppo e del nostro sostentamento.

Harry Potter calderone

“Non aveva mai visto tante cose buone tutte insieme su un solo tavolo… Non si poteva dire che i Dursley lo lasciassero morire di fame, ma di certo non gli veniva mai permesso di mangiare a sazietà. Dudley prendeva sempre tutto quello che gli faceva gola, anche a costo di sentirsi male”

Marina Lenti

Studiosa del genere Fantastico, ha pubblicato il manuale ludico Harry Potter a test (Alpha Test, 2007; Runa Editrice 2019) e i saggi in volume L’Incantesimo Harry Potter (Delos Books, 2006, vincitore del Premio Italia 2007); La Metafisica di Harry Potter (Camelozampa, 2012); Harry Potter: il cibo come strumento letterario (Runa Editrice, 2015) e J.K. Rowling: nel suo mondo di parole (Ares, 2022). Ha pubblicato inoltre il saggio biografico J.K. Rowling: l’incantatrice di 450 milioni di lettori (Ares, 2016), la biografia romanzata La penna magica di Joanne (Corsare, 2021), rivolta al pubblico dei ragazzi, e una favola intitolata Coraggiosa, che ha per protagonista una gattina (Code di stampa, La Gru, 2011).
Ha ideato e curato le antologie saggistiche Potterologia (Camelozampa, 2011), Il Fantastico nella letteratura per ragazzi: luci e ombre di 10 serie di successo (Runa Editrice, 2016), Hobbitologia (Camelozampa, 2016), L’ombra del cattivo (Centoautori, 2020), Lo splendore del Drago (Runa Editrice, 2022) e una monografia su J.R.R. Tolkien (Studi Cattolici, Ares, 2023), in occasione del 50° anniversario della scomparsa.

www.marinalenti.com

Marina Lenti

Buona lettura!

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Harry Potter cibo copertina aperta
Harry Potter cibo copertina aperta

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