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Polvere - recensioni

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Recensione di Stefania Auci - Diario di Pensieri Persi

Sardegna, anni Cinquanta. Rino, un adolescente timido e riservato, profondamente immerso nel suo contesto sociale di appartenenza, conosce Bustianu, un ragazzo di poco più grande, bello, istruito e dallo sguardo misterioso. Tra i due giovani scocca una passione illecita, difficile da accettare ma soprattutto, da dimenticare.

Sardegna, oggi. Rino, ormai anziano e immobilizzato a letto, ricorda il suo amore perduto in una lunga confessione venata di rimpianto, attraverso un flusso di ricordi solo apparentemente confuso. È attraverso queste due tracce che si dipana la vicenda narrata in Polvere, il secondo romanzo di Francesco Mastinu, già autore di EclissiPolvere rappresenta un passo avanti, il salto di qualità che porta uno scrittore con delle potenzialità a essere un buon autore, con un testo ben scritto, forte e ricco di sfumature.

polvereClassificare questa storia come un romanzo d’amore gay è riduttivo, oltre che ingiusto: i sentimenti che vengono descritti non sono confinati alla sfera della coppia come avveniva prevalentemente in Eclissi, ma raccontano i personaggi nella loro interezza, con le loro meschinità e debolezze, senza compiacimento ma in maniera delicata. L’autore ha imparato a farsi da parte e a lasciare spazio alla vicenda narrata e alle voci che la compongono, a ulteriore prova del salto di qualità compiuto rispetto all’esordio.

La storia d’amore, che pure è nodale nel romanzo, è la chiave di lettura attraverso cui interpretare l’esistenza di un uomo, Rino. Alla fine della propria esistenza, egli avverte il peso della solitudine e comprende quanto le sue scelte di vita abbiano condizionato pesantemente le esistenze di Bustianu, l’uomo che amava, e di Caterina, la donna che ha sposato per dovere sociale. Rino ha vissuto un’esistenza sdoppiata, dolorosamente in bilico tra la passione di una vita intera – Bustianu – e i suoi doveri sociali. I primi incontri, la scoperta dell’amore fisico e, nello stesso tempo, il lavoro nei campi, il matrimonio con Caterina, una ragazza che gli darà due figli: il tessuto narrativo si dipana in maniera fluida e priva di forzature. Le due esistenze del protagonista si alternano nella vita e nei ricordi, attraverso un contrappunto dagli accenti malinconici, carico di rimpianto.

Lo iato interiore del personaggio si avverte maggiormente nelle parole di Rino ormai anziano: egli è consapevole che la vita gli sta sfuggendo e sa che nulla potrà ridargli ciò che ha perduto. Alla fine dell’esistenza, l’uomo fa un bilancio amaro e si rende conto di come obbedire alle regole sociali non abbia portato che rimpianti e sofferenza. A lui per primo, ma anche a Caterina, la donna che ha sposato e verso cui nutre un sentimento fraterno. Forse è proprio lei il personaggio più forte e positivo di tutto il romanzo: comprende che il marito non la ama e sa chi è il suo vero amore ma nello stesso tempo continua a stargli accanto. Caterina sa, comprende e tace. Ma è anche la figura che media tra Rino e i suoi figli quando questi decidono di non occuparsi più della terra e delle attività agricole, spezzando il ritmo atavico che aveva dominato fino ad allora la vita del protagonista, in un alternarsi di lavoro e famiglia. Lei lo protegge da se stesso e lo aiuta a smussare gli aspetti del suo carattere incapaci di adattarsi al mondo che cambia. Anche se nell’economia del romanzo è un personaggio secondario, Caterina rappresenta l’emblema di tutte le donne generose, mogli e madri che comprendono e perdonano in nome dell’amore. Le sue scelte sono sorrette non dal rispetto delle convenzioni sociali come accade al protagonista, ma dall’affetto e dalla generosità d’animo che la contraddistinguono fino alla fine.

In posizione diametralmente opposta c’è Nannara, la sorella chiusa e rabbiosa di Bustianu che prova disprezzo per il fratello e per gli “invertiti” come lui e Rino. Fino all’ultimo, Nannara rimane distante e vendicativa, incapace di comprendere fino in fondo l’infelicità del fratello. Particolarmente struggenti sono le ultime pagine del romanzo, dove il protagonista narra del breve periodo di felicità che lui e Bustiano riescono a vivere prima del doloroso finale, carico di rimpianto.

Polvere è un libro bello, ben scritto, con una storia valida, bel lontana dalle storie di belloni tartarugati che affollano la narrativa m/m. È una vicenda che ha il sapore doloroso della verità, che parla di scelte difficili, di rimpianti e di accettazione di sé. Un romanzo breve che consiglio con piacere, sia per le atmosfere sarde, descritte con tocchi di poesia che rammentano il realismo magico di taluni narratori sudamericani, sia per l’accurata descrizione dei personaggi e del loro cammino interiore.   

 

   

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