Il Mattino 05mar14
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- Pubblicato Martedì, 04 Marzo 2014 19:09
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Il Mattino
"Il sussurro di Vico Pensiero" di Tina Cacciaglia
e "La signora della Marra" di Tina Cacciaglia e Marcella Cardassi
La signora della Marra al Castello
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- Pubblicato Sabato, 28 Dicembre 2013 01:36
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Presentazione de
"La signora della Marra"
di Tina Cacciaglia e Marcella Cardassi
al Castello di Roseto Capo Spulico.
27 dicembre 2013
Il fantasma di Lemich
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- Pubblicato Venerdì, 27 Dicembre 2013 19:09
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Gazzetta del Mezzogiorno
Il fantasma di Lemich di Anna Maria Benone
Tre donne e un mistero di Giuseppe Pascali
Anteprima "Polvere" di Francesco Mastinu
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- Pubblicato Giovedì, 26 Dicembre 2013 20:19
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Anteprima di "Polvere" il romanzo LGBT di Francesco Mastinu, prossima uscita nella Collana Introspezioni Runa Editrice. Intervista di Cristina Lattaro a Liberi sulla Carta 2013.
Intervista a Tina Cacciaglia su Almax Magazine
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- Pubblicato Giovedì, 26 Dicembre 2013 18:02
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Bellissima intervista di Martina Galvani su Almax Magazine a Tina Cacciaglia autrice de "Il sussurro di Vico Pensiero" e "La signora della Marra"
Il Mattino di Salerno 13dic13
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- Pubblicato Venerdì, 13 Dicembre 2013 15:50
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Il Mattino di Salerno
Tina Cacciaglia e il suo noir “Il sussurro di Vico Pensiero”
- di Marcello Napoli
RLTG uscita "Agricolae"
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- Pubblicato Venerdì, 20 Settembre 2013 01:10
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Il TG di RLTV annuncia l'uscita di "Agricolae - Contadini" di Cristina Lattaro con un servizio di Sonia Rosatellii.
Estratto RLTV - Cristina Lattaro e Mariangela Camocardi
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- Pubblicato Venerdì, 23 Agosto 2013 16:52
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Estratto Pomeriggio 2.0 - RLTV - Cristina Lattaro e Mariangela Camocardi.
Recensione: Strix Julia - Wormhole Diaries
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- Pubblicato Domenica, 11 Agosto 2013 02:00
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La recensione di Fabrizio Colonna - Wormhole Diaries:
Fosco è un uomo come tanti in una città come tante, che vive una vita come tanti. La sua perenne insicurezza è sottolineata da una moglie che prende decisioni o lo orienta alle proprie, dandogli l’illusione di un controllo che in realtà non ha. Il rifugio di Fosco a questa debolezza è la costruzione di un’esistenza ordinaria, cadenzata da giornate tutte uguali e da un lavoro a cui si dedica anima e corpo, spinto da un’ambizione che pare più una scusa per ritagliarsi un posto tutto suo nel mondo. Un figlio in arrivo pareva quasi obbligato. Normale.
L’ordinario e la sicurezza materiale vengono però spazzate via in un’istante da Julia, una Strix. Una strega. Julia coinvolge Fosco in una missione pericolosa ,difendere un’infante, strega in fasce, dall’assalto di una creatura mostruosa. E’ l’inizio di un incubo. Il mondo di Fosco va rapidamente in pezzi, messo in discussione dall’attrazione smodata che nutre verso Julia la quale, ogni mese, torna a prenderlo per condurlo verso nuove, pericolose e anche inspiegabili avventure. Viaggi a ritroso nel tempo e nel futuro, un’organizzazione clericale che vuole distruggere le streghe, un misterioso vaccino che potrebbe salvarle: Fosco viene trascinato da tutti questi eventi riuscendo solo in piccola parte a dominarli.
Ma chi è Julia? Cosa vuole realmente da lui? Ricambierà il suo amore?
Quando si approccia un Fantasy, nella fattispecie urban Fantasy, è lecito aspettarsi una serie di eventi chiave, che chiameremo cliché, che ne denotino il genere. Strix Julia non fa eccezione per alcuni, mentre è totalmente priva di altri. Inizia veloce, le avventure di Fosco vengono innescate dopo appena due pagine, poi prende lunghe pause raccontando di lui, nel suo mondo, rimasto ad attendere una nuova chiamata della sua strega. Sulle prime l’idea è interessante, poiché Fosco dismette i panni dell’eroe per caso indossando quelli comuni e sofferenti di un uomo innamorato, combattuto tra l’amore per la moglie e la travolgente passione per Julia, che pure non gli accenna un gesto di dolcezza o complicità.
Poi si torna all’azione, all’improvviso. Sappiamo che i viaggi nel tempo cominciano dopo la discesa dalla corriera, ma non vediamo quasi mai il momento in cui ciò avviene. Non vediamo l’incantesimo, il gesto, la sequenza. E ciò non è propriamente quel che ci si può aspettare da un Fantasy. Fui messo in guardia prima di iniziare a leggere il libro, mi fu detto che era fin troppo fantastico, denotando una certa banalità. Di norma ascolto i suggerimenti, ma non i moniti, e quindi l’ho letto ugualmente. Troppo Fantasy? Troppo poco, direi. ale scene d’azione sono pochissime, divertenti e dinamiche ma brevi, di incantesimi se ne vedono ben pochi e le Strix sembrano più Amazzoni che streghe.
Eppure è stato questo suo poco essere Fantasy a farmi piacere Strix Julia, dandomi più l’impressione che la Lattaro volesse raccontare di Fosco più che della strega, sensazione che acuiva sempre più a ogni passaggio nel mondo reale. Devo ammettere che alla terza menata del protagonista sul suo desiderio per Julia non ne potevo già più, ma ho apprezzato il tratteggio del personaggio, che di certo non ha una valenza positiva; mettere un protagonista di questo tipo è rischioso, perché si rischia di farlo odiare dal lettore. In effetti Fosco mi è stato sulle scatole dall’inizio alla fine, ma si tratta di una figura positiva per il suo ruolo, più che per la sua personalità.
Si arriva alla fine senza problemi, tra vari frammenti di storia che all’ultimo capitolo vanno dolcemente al proprio posto, regalando un finale non originalissimo ma di sicuro appagante.
Cosa avrei voluto di più? Altre sequenze di lotta, ulteriori viaggi nel tempo (quelli nel passato sono i più avvincenti), qualche spieghino per approfondire le strix e la loro storia… tanto altro, insomma, il che fa raggiungere al libro il suo scopo ultimo: far desiderare di più. Il che non è poco, a ben vedere, sperando che Cristina Lattaro decida in futuro di rimettere mano al personaggio.
In conclusione un fantasy atipico, molto intimista, scritto benissimo e scorrevole come doveva essere. Lascia qualche vuoto, fa desiderare maggior approfondimento e qualche dettaglio aggiuntivo, ma in buona sostanza soddisfa e se ne va regalando dei bei momenti e qualche ricordo. Il che, vista la pochezza di molte pubblicazioni più blasonate, è qualcosa da tenere in considerazione.
Cristina Lattaro nasce e vive a Rieti. Esercita la professione di ingegnere elettronico presso il reparto di Ricerca&Sviluppo di una multinazionale statunitense. Titolare di cinque brevetti USA e presente in due articoli scientifici, ha pubblicato nel dicembre 2011 La saggezza dei posteri, nell’aprile 2012 Lusores – Calciatori, nel novembre 2012 Il volo di carta in due e-book, nel gennaio 2013 Milites – Soldati. Dal 30 agosto 2012 è ospite fisso in un ciclo di trasmissioni dedicate ai libri e all’editoria presso l’emittente televisiva Rieti Lazio TV (RLTV, canale 677 digitale terrestre).
Recensione: Il sussurro di Vico Pensiero - Gli amanti dei libri
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- Pubblicato Lunedì, 29 Luglio 2013 02:00
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La recensione di Clara Domenino - Gli amanti dei libri:

Tina Cacciaglia, nel suo libro Il sussurro di Vico Pensiero, edito da Runa editrice, ci presenta una Napoli che si rivela una vera scoperta per chi, come la sottoscritta, non la conosce che superficialmente. Ci apre le porte di una città oscura, misteriosa, piena di segreti e di fascino, una città che si racconta attraverso gli occhi della gente, ma anche attraverso i luoghi sotterranei e più nascosti imbevuti di superstizione, credenze popolari, leggende e forse ignoranza. Napoli è la vera protagonista del romanzo, ricca di misteri, così viva e traboccante di umanità da lasciare a quelli che dovrebbero essere in realtà i veri protagonisti (Adriana, Agnese e Carlo) un ruolo di comprimarietà.
Adriana, ragazza della Napoli bene, sta per discutere la tesi di laurea. Una sua amica, anch’essa alla vigilia della discussione, viene trovata assassinata, con un gomitolo di saggina in gola. La giovane aveva preparato una tesi dal titolo “La sopravvivenza degli antichi riti nel popolo napoletano contemporaneo” e, poiché la polizia brancola nel buio, questo può essere l’unico indizio da cui partire per la ricerca della verità. Adriana manifesta i suoi pensieri a Carlo, il fidanzato, che è anche commissario di polizia, ma la pista è poco credibile per le indagini ufficiali, così la donna si avventura da sola nei meandri del mistero.
Mistero, folklore, storia, leggende: un intreccio di creduloneria ed antica saggezza popolare ci svelano il fascino di Napoli con le sue mille contraddizioni. Adriana, non ha mai pensato che leggende e superstizioni avessero un fondamento di verità, ma dovrà ricredersi perché si accorgerà che sul suo cammino vanno a braccetto. L’autrice mescola, in questa narrazione, personaggi di fantasia e personaggi leggendari in un sapiente gioco di credibilità. E le figure femminili vincono il confronto con il sesso “forte”: la stessa Adriana, la nonna Anita, benché invalida, Agnese la “janara” e Maria ‘a Putecara, facendo fare al protagonista maschile Carlo una magra figura.
Con pennellate sapienti, i colori, gli odori e i suoni di Napoli ci avvolgono; siamo anche noi lettori nelle strade della città, nei suoi reticoli sotterranei, partecipiamo attivamente alle indagini e ci lasciamo prendere dall’incanto di questa narrazione. Ci nascondiamo dietro il fantasma di Maria D’Avalos (famosissimo a Napoli) per giungere alla ricerca della soluzione. Chiacchieriamo con il custode del cimitero delle Fontanelle; spiamo le trame ammaliatrici di Agnese e i riti contro la malasorte praticati dalla Putecara; seguiamo il commissario Carlo nei suoi incontri di passione, impelagandoci in questa complessa indagine poliziesca. Così, attirati dalla curiosità, ci ritroviamo a divorare le pagine di questo mistery, dove la Cacciaglia ha disseminato enigmi e tracce.
Il noir è avvincente, la scrittura è leggera, lo stile spigliato e scorrevole. La prosa è elegante; i dialoghi sono coloriti e caratterizzano i personaggi con immagini vivide; il linguaggio è arguto e fa del Sussurro di Vico Pensiero un’opera che si rivela schietta ma anche misteriosa, divertente pur nella serietà dei temi, godibilissima. L’intreccio che lega storia e leggenda, mistero e folklore, è stato creato in maniera sapientemente originale. L’indagine poliziesca costringe il lettore ad aprire bene occhi ed orecchie per ascoltare la voce dei fantasmi che popolano questa Napoli dalle mille contraddizioni. E dall’incanto della napoletanità che ne emerge, e da cui non vorremmo più staccarci, ecco comparire la soluzione dell’enigma. Così il personaggio-chiave di tutta l’opera, sfrontato, perverso, immorale, che ha tessuto la sua tela con maestria, da aguzzino diventa vittima e ci permette un sospiro di sollievo sciogliendo l’ansia che ci aveva governato fin dalle prime battute.