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Recensione: Il Nuovo Sistema - Il libro del martedì - Saint Erasmus' Place

 

Il nuovo sistema di Guido De Eccher

 

 

Vi presento una nuova distopia della scena letteraria italiana!

Copertina

Titolo: Il nuovo sistema Autore: Guido De Eccher Editore: Runa Editrice Genere: Distopia Formato: Brossura Pagine: 342 Prezzo: 16€

Descrizione:

“C’è un Paese che finisce in una crisi devastante: produzione che sprofonda, debito pubblico alle stelle… si afferma Nazione Nuova, un partito cui nessuno dava credito, ma che ottiene la maggioranza. Il nuovo governo introduce nuove tasse e un pesante prelievo sui risparmi. Dopo le prime violente proteste, la popolazione accetta il cambiamento e ritorna la calma. Il prezzo da pagare è però alto: i lavoratori più anziani sono espulsi, è introdotta una nuova legislazione che conferisce poteri inusitati a polizia e magistratura; molte persone spariscono senza lasciare traccia. I giovani sono i primi ad accettare la “normalizzazione” propugnata dal governo, forse perché beneficiati a spese degli anziani. La “normalità” diventa il valore supremo cui tutti (o quasi) si adeguano senza protestare: Normalità come piattezza mentale, come adesione totale al Sistema. Già, perché il nuovo corso ha un nome: il Nuovo Sistema”

Scriverò il mio personale e brevissimo parere su questo libro perchè abbiamo già una recensione da parte di Panda Bamboo, altra ragazza de Il libro del martedì, che potete leggere qui -> http://www.gorgibus.com/2013/05/il-libro-del-martedi-il-nuovo-sistema.html e non mi dilungherò troppo perchè la recensione di Panda è stupenda.

Il Nuovo Sistema si è imposto sulla popolazione seguendo il classico copione distopico; in maniera lenta, meschina ed efficace ha attirato i giovani nella sua “ragnatela”, relegando anziani e soggetti sospetti ad un ruolo marginale nella società, se non addirittura facendoli sparire. Tutti i totalitarismi però, in quanto sistemi politici, hanno un punto debole ed è così che è stata sottovalutata “la mente” di alcuni personaggi un po’ speciali. Perchè proprio di mente parliamo, ragazzi. L’idea di un sistema che controlli le menti è anch’essa tradizionale, ma la volontà di riuscire a bloccare i propri pensieri per evitare intrusioni devastanti è originale, seppur la troviamo in altri romanzi (non distopici comunque).

Davvero ingegnoso l’inserimento di una storia nella storia, attraverso la fantasia di Albert Ruggi (il protagonista). La fantasia sarà proprio quella cognizione superiore alla quale Ruggi si aggrapperà pur di sentirsi vivo e di sentire che la parte intoccabile di sè, l’anima, aveva sconfitto il Sistema. Penso che l’autore abbia voluto trasmettere un messaggio ben preciso, ossia l’importanza del ruolo dell’estraniamento mentale dalla vita di tutti i giorni. Ogni tanto ci vuole ;-)attraverso la lettura o l’arte.

Il succedersi delle vicende è abbastanza accattivante; leggendo le scene d’azione, personalmente mi sono sentita al cinema…mi sembrava proprio di essere nel bel mezzo di una sceneggiatura!

Unica nota stonata è la facilità con cui si arriva all’obiettivo; il romanzo è realistico ma qualche intoppo in più secondo me non avrebbe guastato ;-)

Buona lettura!

 

Presentazione al San Giorgio di Mantova Books

Presentazione al San Giorgio di Mantova Books 8-9 giugno 2013
"Strix Julia" fantastico-psicologico di Cristina Lattaro
"Il sussurro di Vico Pensiero" noir di Tina Cacciaglia
Moderatore Fabio Cicolani

 

Recensione: Mara non gioca a dadi - Il libro del martedì

 

“Mara non gioca a dadi” di Luciano Modica

Questo libro è uno dei cinque libri che la casa editrice RUNA edizioni ci ha inviato  da recensire per la collaborazione che ci ha proposto circa un mese fa. Una piccola realtà editoriale veneta molto interessante per pubblicazioni e linea editoriale  http://www.runaeditrice.it/

Prima Lorenzo http://www.youtube.com/watch?v=K2hTJ47L5MM, ora Marinahttp://www.youtube.com/watch?v=LroaidJfqx4 hanno recensito “Mara non gioca a dadi” di Luciano Modica (anno 2013, prezzo di copertina 16,00 euro, p. 228).

2Un sorprendente noir che è stato positivamente recensito dai nostri recensori.

“…Privitera aveva comunque ben chiaro quanto reato e peccato fossero categorie diverse; lui, senza dubbio, era della prima che doveva occuparsi. Quanto all’anima nera degli uomini, teneva sempre ben a mente ciò che qualcuno aveva intuito prima di lui: la gravezza del peccato dipende dall’imperscrutabile malizia del cuore…”.

 

 

Recensione di Il libro del martedì - Gorgibus a "Il Nuovo Sistema

sabato 11 maggio 2013

Il libro del martedì: Il Nuovo Sistema

Il Nuovo Sistema, di Guido de Eccher
Edito: Runa editrice Pagine: 342 ISBN: 978-8897674085 Prezzo di copertina: 16,00€
 
Coloro che abbiano letto i classici del romanzo distopico, si pensi a Orwell, Zamjatin, Aldous Huxley, non potranno che essere sospettosi nei confronti di questo genere letterario, visti i pessimi tentativi degli ultimissimi anni. Se è vero che gli scrittori d'oltreoceano si affannano, con risultati discutibili, a girare intorno a questo core narrativo comune, è pur vero che le case editrici italiane non si sottraggono mai alla corsa alla traduzione di quelle che spesso si rivelano delle vere e proprie schifezze. Non mi meraviglierei, dunque, se raccontandovi dell'ennesimo romanzo distopico mi dovessi scontrare con un certo grado di diffidenza e sfiducia.
Tuttavia, "Il Nuovo Sistema" edito da Runa editrice, pur non vantando l'originalità e quella sorta di preveggenza dei grandi classici, è davvero un bel romanzo, che torna a riflettere sul tema centrale della distopia, il totalitarismo e il controllo delle masse, e si spoglia di tutta la melassa adolescenziale e buonista di cui ci siamo tutti un po' stancati.
 
La storia è ambientata agli inizi degli anni trenta del 2000, in una nazione "non identificabile". Dopo una profonda crisi economica, politica e sociale, una nuova forza politica si insedia al governo, un partito costituito da facce nuove alla politica che ha come obiettivo la rinascita del paese e il passaggio del timone nelle mani degli individui più giovani. Quella che sembrerebbe una rivoluzione dalle meravigliose e affascinanti premesse, si trasforma in qualcosa di subdolamente diverso. La classe politica e dirigente del paese assume le sembianze di una setta, i giovani entrano nel loro momento di gloria causando l'espulsione dei propri genitori da qualsiasi possibilità di impiego. La popolazione viene "normalizzata", diventa un insieme di automi, che vivono una vita ai massimi delle proprie possibilità ma vengono spogliati di qualsiasi segno di individualità, sono persone normali, totalmente conformi all'immagine desiderata. Chiunque venga considerato dissidente sarà imprigionato, chiunque venga valutato non normale, trattato alla stregua di un malato mentale da isolare e controllare.
"“Normale” era chi non aveva grilli per la testa, non si opponeva al sistema, pensava correttamente secondo schemi accettati da tutti. Ogni eccesso era condannato, senza troppo clamore; ogni comportamento appena sopra le righe era considerato non accettato e, se non immediatamente represso, subito rintuzzato da chi aveva compiti educativi: genitori, insegnanti, preti."
 
Quanto più uno scenario culturalmente apocalittico ci sembra pericolosamente plausibile e vicino, tanto più l'opera che stiamo leggendo ha valore, perché ci spinge a riflettere su quanto possa essere semplice scivolare in un totalitarismo, senza neanche accorgersene. All'interno de "Il Nuovo Sisema", i potenti riducono al minimo la diffidenza nei confronti del governo con meccanismi mediatici portati all'esasperazione. Se è ormai ben noto che chi fa pubblicità di mestiere possa influenzarci al punto da spingerci ad acquistare il loro prodotto, non sembra impossibile pensare che il potenziamento di meccanismi del genere possa fare il lavaggio del cervello a un'intera popolazione. E noi, non siamo soliti chiederci se la televisione non influenzi troppo le menti? Ecco, a che punto è credibile e vicino il romanzo di Guido de Eccher.
 
Albert Ruggi, il nostro protagonista, ha trascorso in cella diversi anni. Tenuto in isolamento stretto come dissidente, riesce a tenersi in vita e in sanità mentale raccontandosi storie, la sua mente è una continua fucina di immagini e personaggi e storie che prendono una direzione oppure un'altra. Albert è convinto che il Sistema abbia le capacità di leggere il pensiero e che le sue storie possano mascherare la sua vera identità, i suoi pensieri, il non essere normale. E seppur sarà rilasciato, non perderà mai questa abitudine, i suoi personaggi continueranno a vivere e permetteranno, in qualche modo, anche a lui di continuare a vivere. Raccontare è importante, in qualche caso salva la vita, è per questo che Lara, dopo essere fuggita in un paese straniero, si impegnerà per scrivere la storia di Albert. Quale sia la storia di Albert però, lo lascio scoprire a voi.
 
Il libro è scritto molto bene,  la scrittura è lineare, accattivante, non perde mai colpi. Lo stile è accessibile a tutti, pur senza risultare superficiale. Non dice troppo, non si dilunga mai in descrizioni troppo particolareggiate e alterna la giusta dose di staticità e azione, perché siamo sinceri, in questo tipo di romanzo l'azione è richiesta. La costruzione del romanzo su un doppio piano narrativo, quello di Albert e quello dei personaggi nella sua mente, crea un intreccio affascinante che si scioglierà soltanto alla fine, con discreta sorpresa della sottoscritta, che era andata un po' troppo oltre con la fantasia!
 
"Il Nuovo Sistema" è un romanzo che trasmette la giusta dose di paura del mondo reale ma anche di speranza, ergo consigliatissimo.
 

Il libro del martedì - NonsoloGiappone - recensione a "Mara non gioca a dadi"

Video recensione di NonsoloGiappone de Il libro del martedì a "Mara non gioca a dadi" di Luciano Modica

 

 

Il libro del martedì - Marina - recensione a "Mara non gioca a dadi"

Video recensione de Il libro del martedì di "Mara non gioca a dadi" di Luciano Modica

 

 

Recensione: Il sussurro di Vico Pensiero - Il flauto di Pan

La recensione di Miriam Mastrovito:

Napoli solare e oscura, schietta e misteriosa, ridente eppure non immune alle lacrime… Napoli con i suoi segreti, il suo fascino e le sue mille contraddizioni è una città che ha tanto da raccontare. Ci sono storie che si possono leggere negli occhi della gente, ascoltare agli angoli di strada e persino storie sussurrate dai defunti. Se avete dubbi in merito, provate a interrogare il teschio di Donna Carmela; stando a quel che si mormora, vi risponderà.
Adriana non ha mai dato credito a queste leggende, pur essendo napoletana a tutti gli effetti, è figlia dei “quartieri alti”; a stento comprende il dialetto e il suo spirito razionale sorride delle superstizioni.
Quando però la sua compagna di università Elena viene trovata morta con un gomitolo di saggina conficcato in gola, il desiderio di scoprire la verità lì dove la polizia brancola nel buio, la sospinge proprio nei meandri di quella Napoli fitta di leggende e misteri.
La ragazza infatti è stata assassinata alla vigilia della sua seduta di laurea, allorquando si apprestava a discutere una tesi sulla sopravvivenza degli antichi riti nel popolo napoletano contemporaneo. Quella ricerca rappresenta l’unico indizio da cui partire per poter ricostruire i suoi ultimi mesi di vita e provare a dare un senso a quel crimine così assurdo. Adriana esterna i suoi pensieri al commissario Carlo Lofrate che, per ironia della sorte, è anche il suo fidanzato ma la pista da lei suggerita non è abbastanza convenzionale perché rientri nelle indagini ufficiali. Decide perciò di avventurarsi da sola nel cimitero delle Fontanellein cui l’amica aveva trascorso diverso tempo per i suoi studi. Chiacchierando con il custode salterà fuori il nome di un veggente, Costanzo ‘o Scartellato, con cui Elena pareva intrattenersi negli ultimi tempi. L’uomo purtroppo non potrà rendersi utile perché, di lì a poco, verrà trovato anch’egli assassinato. Girovagando tra le tombe tuttavia, Adriana si imbatterà in Saverio, un ragazzo appassionato di misteri e storie di fantasmi che, ben presto si trasformerà in un prezioso alleato.
Intanto Carlo finirà nelle grinfie di Agnese, la giovane nipote di Costanzo, ammaliante come un strega.
Bastano le prime righe di questo romanzo per scivolare in una realtà parallela ma assolutamente concreta. Poche frasi perché i colori, gli odori, i suoni di Napoli ci avvolgano tanto da fornirci l’impressione di essere proprio lì, non solo nel suo reticolo di strade affollate di gente ma anche e soprattutto nelle sue cavità sotterranee, quelle in cui scorre la linfa di una superstizione che, lungi dall’essere sinonimo di creduloneria e ignoranza, è retaggio di antica saggezza popolare. È una città magica quella in cui ci accompagna Tina Cacciaglia, sulle orme di un intreccio che con sapienza e grande originalità  lega insieme mistery e folklore, storia e leggende. Avventurarsi tra le sue pieghe significa impelagarsi in una complessa indagine poliziesca che  invoglia ad aguzzare l’ingegno e, nello stesso tempo, accettare di aprire gli occhi e le orecchie perché i sussurri dei fantasmi ci narrino di una città nella città, un luogo in cui val la pena di sospendere l'incredulità e lasciarsi prendere dall’incanto.
Ecco allora che ricercando l’assassino di Elena, ci imbatteremo nel fantasma di Maria D’Avalos vagante nei pressi di Palazzo San Severo, nel Monacone, nelle anime in pena di Filippo Carafa e Margherita Petrucci e in quelle pezzentelle, non mancando di incontrare anche persone in carne e ossa ma, non per questo meno enigmatiche, come ‘o Scartellato con la sua gobba portafortuna e la capacità di vedere il futuro, o Maria ‘a Putecara capace di scacciare la malasorte praticando l’antico rito dell’olio. Tra gi uni e gli altri, ritroveremo Adriana e Carlo, quasi presi in una morsa che anziché tenerli stretti minaccerà di dividerli e li costringerà comunque a rivalutare la loro visone del mondo.
Personaggi leggendari e personaggi di fantasia che pure appaiono estremamente credibili, si ritrovano a essere protagonisti di un atto unico in cui il crudo realismo dei quartieri degradati e tenuti in scacco dalla camorra si mescola al sapore arcano di riti scaramantici. L’alchimia di immagini e suggestioni si riflette altresì in uno stile narrativo che combina una prosa caratterizzata da raffinata eleganza con la schiettezza di dialoghi coloriti nei quali irrompe tutta la genuinità del vernacolo.
Un mistery godibile quanto insolito e contemporaneamente un originale inno alla napoletanità che qui si spoglia di ogni luogo comune per riaffermarsi come sinonimo di passione e rispetto per le tradizioni recuperando il significato più autentico della superstizione che, a volte, può rivlearsi un innocuo antidoto ai mali del nostro tempo.
 

ArticoloTre - Un detective filosofo. Intervista a Luciano Modica

Un detective filosofo. Intervista a Luciano Modica

"La gravezza del peccato dipende dall'imperscrutabile malizia del cuore": questa una delle tante riflessioni di Privitera, il detective protagonista del romanzo Mara non gioca a dadi, edito da Runa Editrice. Luciano Modica,incontrato al Salone del Libro 2013, scrive un noir incalzante, dove l'azione è intervallata da considerazioni sul male e sul caso.

Un detective filosofo. Intervista a Luciano Modica-Redazione*- 23 Maggio 2013- Partiamo dall'autore: chi è, cosa fa e cosa l'ha avvicinato alla scrittura? Io sono Luciano Modica, un autore siciliano. Fin da piccolo sono stato appassionato per le storie in genere, sia narrate attraverso il cinema che il teatro e la letteratura. Quindi anche un po' prendendo spunto dalla mia attività professionale, che consiste nell'amministrare società e aziende sequestrate all'attività organizzata, ho scritto un noir che in qualche modo ha a che fare con la mafia, sebbene sia ambientato non in Sicilia ma in un'indefinita cittadina del centro nord.

Ci spieghi il perchè di questa scelta. Non volevo cadere troppo nei cliché mafiosi della mia terra. Certo anche così si puó raccontare una buona storia dal punto di vista editoriale, però mi interessava parlare di ciò che comporta il caso e la coincidenza nella vita di una persona, quanto intraprendere una strada piuttosto di un altra possa dipendere da piccoli eventi che fanno da crocevia. In base a quale delle due strade si prende poi cambia la storia. Quindi l'ho ambientata non in una città precisa, per essere fruibile da qualunque lettore.

Com'è nato Mara non gioca a dadi, c'è un avvenimento preciso che l'ha ispirata? Il titolo prende spunto dalla frase di Einstein "Dio non gioca a dadi", che fa riferimento al caso, all'analisi della verità che Einstein ritiene non è di tipo probabilistico ma deterministico. Siccome l'incipit del libro parte da un evento inspiegabile, tutto il seguito tende a spiegare la ragione dell'incipit stesso.

Quanto c'è di lei nei protagonisti? C'è di me l'aspetto di ricerca filosofica. Il commissario che porta avanti le indagini non cerca semplicemente di capire la verità dal punto di vista dei fatti, ma anche le ragioni che hanno spinto i personaggi a tenere quel comportamento e analizza le storie che ci stanno dietro. Un po' atipico come detective.

Quando scrive ha un metodo preciso? Si, ho un metodo: stabilisco prima un canovaccio di massima, poi quando la storia è definita a grandi linee, tendo a stabilire un numero di parole minime che devo scrivere ogni giorno, fosse anche Natale. In questo modo riesco in un tempo preciso e definito a finire il romanzo, senza arrivare ad eccessiva scrittura, perchè scrivere troppo in un solo giorno può diventare pesante.

Come si è sentito alla pubblicazione del romanzo e che progetti ha per il futuro? Il libro ê pubblicato gia da un po'. Runa è una casa editrice seria anche se molto piccola, con tutte le difficoltà distribuitive del caso. Attualmente ho quasi terminato il nuovo romanzo.

*Gianfranco Broun

Marta Foscale

Gea Ceccarelli

Giulia Ricci

Giovanni Ferrarelli

http://www.articolotre.com/2013/05/un-detective-filosofo-intervista-a-luciano-modica/171369

 

ArticoloTre - Napoli e i suoi fantasmi. Intervista a Tina Cacciaglia

Napoli e i suoi fantasmi. Intervista a Tina Cacciaglia

La vita della protagonista Adriana si intreccia con quella di Maria d'Avalos e del suo amante: da qui l'inizio di un'indagine che la porterà a scoprire una Napoli che non conosceva. Tina Cacciaglia nel suo libro, Il sussurro di Vico Pensiero, edito da Runa Editrice, ritrova le superstizioni, i riti, e gli antichi culti della propria città, che secondo lei "differenziano i napoletani dagli altri popoli".

Napoli e i suoi fantasmi. Intervista a Tina Cacciaglia-Redazione*- 23 Maggio 2013- Chi è Tina Cacciaglia, ci parli un po' di lei e di com'è nata la sua passione per la scrittura? Sono una sociologa, sono napoletana e da qualche anno vivo a Salerno. Scrivo da sempre, però l'idea di farlo non solo per me stessa è nata sette otto anni fa. Da allora ho scritto vari romanzi, un ebook, poi ho tentato con il romanzo storico, infine il noir con la Runa editrice.

Si è ispirata a qualche persona della sua vita per scirvere il suo romanzo? Sono nel personaggio di una donna molto anziana: nel romanzo mi sono rifatta alle persone di quell'età che ho realmente incontrato nelle case di cura.

Come le è venuto in mente di intrecciare la vita della protagonista con la nobildonna Maria D'Avolos? La Maria D'Avolos è un fantasma famosissimo a Napoli. Essendo sociologa mi sono sempre appassionata alle superstizioni, ai riti, al ritorno di antichi culti. Lei apparteneva al mio mondo, perciò l'ho scelta.

E lei come si rapporta con questi elementì esoterici? Completamente in maniera razionale. Però riconosco che hanno segnato fortemente proprio il modo di essere dei napoletani, differenziandoli da altri popoli.

Quindi Napoli ha un'influenza fortissima su di lei e i suoi scritti. Io penso che uno scrittore debba scrivere quello che conosce. Se io mi mettessi a raccontare NY o Londra finirei per replicare quello che ha scritto qualcun altro. Napoli è la mia città e anche adesso che la vivo da lontano, da fuori, forse ne colgo ancora di più tutti gli aspetti positivi, non vivendone più le negatività. Quando vado li vado a prenderne il meglio.

Si è ispirata a qualche scrittore in particolare? In particolare no. Amo molti scrittori, tra i napoletani Matilde Serao, la Ortese, mi piace Camilleri, mi piace chi da voce ai luoghi.

Quando scrive si fa prendere dall'ispirazione o scrive un canovaccio? La mia pecca è di non fare mai un canovaccio, una storia più o meno vaga nella mente esiste, so da dove comincio e so dove voglio andare a finire, ma il percorso no. Man mano che scrivi dei personaggi cambiano strada, quindi li accompagni in un percorso che non avevi previsto in origine.

Ha un luogo di preferenza dove scrivere, un momento della giornata? Il luogo si, la mia scrivania. Un momento no, perche faccio tantissime cose, per cui sono perfettamente dislocata mentalmente. Faccio una cosa e poi scrivo una frase. Non ho mai un tempo morto per cui potermo dedicare unicamente a quello.

È stata emozionante per lei la pubblicazione? È stata un'emozioe incredibile, anche perché vedere il proprio libro in carta è come vedere un bambino al nido.

Progetti per il futuro? Parecchi. Un libro esce il 30 maggio, poi ci sono altri romanzi che spero che in tempi non lunghissimi possano vedere la luce.

*Gianfranco Broun

Marta Foscale

Gea Ceccarelli

Giulia Ricci

Giovanni Ferrarelli

http://www.articolotre.com/2013/05/napoli-e-i-suoi-fantasmi-intervista-a-tina-cacciaglia/171540

 

ArticoloTre - La paternità e una strega. Intervista a Cristina Lattaro

  La paternità e una strega. Intervista a Cristina Lattaro

E' frizzante e solare l'autrice di Strix Julia, scrittrice e ingegnere che abbiamo incontrato al Salone del Libro 2013. Data una sistemata alla propria vita Cristina Lattaro ha deciso di seguire la propria passione: il nuovo libro, firmato Runa Editrice, racconta della paternità e delle sue difficoltà, rappresentate allegoricamente da una strega.  E in futuro? Romanzi erotici.

La paternità e una strega. Intervista a Cristina Lattaro- Redazione* - 23 Maggio 2013- Chi è Cristina Lattaro? Io sono un ingegnere elettronico che come hobby scribacchia e ho avuto la fortuna nel mio percorso di incontrare case editrici valide, tutte free – perchè come sapete esiste il fenomeno dell'editoria a pagamento da cui scappare a gambe levate – e in particolare la Runa editrice, con cui sono presente qui a Torino, ha pubblicato il mio libro con condizioni contrattuali anche molto vantaggiose.

C'è stato un momento in cui hai deciso di diventare scrittrice? A 40 anni quando ho sistemato tutte le varie incombenze, i ragazzi avevano 20 anni e quindi un io più tempo libero, ho potuto dar più sfogo a questa mia passione che avevo in back ground; come prima cosa ho deciso di essere razionale e dedicarmi ad una professione che desse da mangiare, visto che il mestiere dello scrittore in Italia non permette di vivere, però è un bellissimo hobby e quindi è il caso di praticarlo in condizioni di sicurezze.

Leggi tutto: ArticoloTre - La paternità e una strega. Intervista a Cristina Lattaro

   

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