Enrico Castaman

Era il 1983 quando il dott. Enrico Castaman, giovane medico all'Ospedale di Vicenza e fervido bricolagista, con spudorato entusiasmo trovò l’ardire di esporre in un libretto la sua opinione sull'allora da poco riscoperta fissazione esterna; "Principi biomeccanici di Fissazione Esterna", edito dall'autorevole Aulo Gaggi era lo sbocco teorico di un lavoro quinquennale in officina con cui il medico si era divertito a disegnare e rifinire i pezzi in alluminio di un sistema esoscheletrico in grado di coniugare le convinzioni monoassiali di un suo grande maestro, il professor Giovanni De Bastiani, con gli splendidi rendimenti delle gabbie ad anello nate nelle mani siberiane di Gabriel Abramovic Ilizarov. Ne uscì il Fissatore Esterno Polivalente, alla cui logica di versatilità si rifecero successivamente vari altri apparati. Da questa sua creatività, pragmatica ed essenziale, sono scaturite varie altre cavatine, ai riscontri scientifici sempre decorose. Nel 1985 progettò la Vite Conica Astragalica, variante potente e precisa del Calcaneo-Stop di Recaredo Alvarez.
Nel 1986 pubblicò il “Piede, Organo di Senso”, testo outsider che, ospitato nella collana monografica di Minerva Ortopedica, del piede trattava insieme propriocettività e biomeccanica. Fra il 1992 ed il 1994, orientandosi a modelli protesici incentrati sulla coppia conica, ideò il Conical Press Fit Cup, cotile a tappo di bottiglia per un incastro a pressione particolarmente agevole e sicuro; nel biennio successivo, su equivalenti premesse osteointegrative, pensò il Conical Press Fit Stem, stelo a fittone per il femore prossimale. Perfezionava intanto una protesi totale di ginocchio di scuola italiana, la Total Rotation Knee, adattandola ad un’implantologia senza cemento. Dal 2002 si è rioccupato d'anca, migliorando la coppa conica nel grippantissimo modello Calix, e lo stelo, addivenuto sistema modulare completo per primo impianto e revisione nella serie Alata. In tema di impianti-reimpianti, per l’estrazione di inclusi femorali difficili sin dal 1985 ha trasformato l’accesso transcorticale ad open book in una molto meno invasiva osteotomia meta-diafisaria a losanga, pubblicandone nel 2006 sul G.I.O.T. gli ottimi risultati dei primi 100 casi trattati. Sta curando come coautore la terza generazione della Total Rotation Knee con accorgimenti cinematici e di autoancoraggio inseriti nella Genus, nonchè un corrispettivo monocompartimentale. La falsariga di questo lungo percorso è contraddistinta da un interesse puntiglioso per lo scheletro ed i suoi fabbisogni; inseguendolo, l’Autore ha esteso gradualmente la sua osservazione ad un panorama sempre più vasto di provvedimenti terapeutici , specialmente relativi alle sintesi ossee.